Presentati dalla Casket Music come una band dall’esperienza underground notevole e significativa, i Chockehold sono l’ennesimo fenomeno che va, fastidiosamente, a saturare una categoria d’uscite non certo bisognosa di nuovi adepti.

Che ci siano modi e modi per suonare un determinato tipo di thrash stradaiolo, che senza professarsi fenomeni e non essendo dotati di una personalità spiccata si possa tirare fuori qualcosa di buono rimangono verità ovvie e banali ma, in casi come quello in oggetto, il disastro qualitativo è compiuto già prima di entrare in studio. Se, infatti, per un disco moderno come quello in questione, il difetto meno pesante appare un missaggio amatoriale (il rullante scavalca costantemente le chitarre) ed una produzione da dimenticare, allora ci si può fare un idea del prodotto che si ha davanti. Pezzi banali fino al midollo che rubano, senza veli nè possibilità di differenti interpetazioni, da Pantera, Machine Head, ultimi Metallica e Biohazard, unendo il bottino guadagnato con un collante di pessima qualità. Gli arrangiamenti sono infatti banali ed infantili, sintomatici di cinque musicisti che stentano senza mai sapere che direzione intraprendere. I pezzi sono inoffensivamente violenti, senza mai acquisire quel mordente che il genere impone, nè suggerire la benchè minima intensità. In questo quadro, l’elemento peggiore risulta l’irritante pigrizia di una band che, svogliata e comoda, non prova neanche a piazzare il colpo come se avesse già dimostrato il suo valore in chissà quale era. Se la prova strumentale è men che mediocre, quella vocale non va tanto oltre con uno stile monotono e scontato nei suoi growl gracchianti e noiosi. Una tediosità che si impossessa dell’ascoltatore all’inizio dell’opera e non lo molla finchè riesce a sopportarla, poichè arrivare alla fine è dura, sottoforma di un comportamento mediocre ed incomprensibile. Tanto pessimo quanto evitabile.

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