Efficace aggressività, intelligenza compositiva e decisione d’intenti sono caratteristiche da ricercare in qualunque lavoro estremo ma che, nel contesto musicale odierno, assumono particolare valore se associate ad un disco metalcore, termine sempre più targato come sinonimo di ripetitività e scontatezza. In un mercato congestionato da copie conformi del tutto inutili ed anonime c’è ancora chi, fortunatamente, come i Trendkill, qualcosa di positivo riesce a mantenerlo, facendo accogliere “No Longer Buried” come pane per le affamate gole dei fan più tediati da dischi cloni. Pur non impressionando nè inventando assolutamente nulla di nuovo, infatti, l’esordio discografico del quintetto svedese riesce a risultare sempre gradevole e personale filtrando buona parte dei fastidiosissimi e sempre più ricorrenti difetti congeniti nelle uscite “analoghe”.

La proposta musicale dei cinque ragazzi scandinavi, come già detto, non rivoluziona il genere, nè crea nulla ex-novo: prendendo come base i sicuri e consolidati concetti del thrash moderno, e una volta tanto evitando irritanti richiami allo swedish, va ad incocciare e ad integrarsi alla perfezione con l’hardcore statunitense più quadrato creando una miscela godibile ed incalzante.
I brani, sempre distinguibili senza mai scadere in ripetitività, risentono tutti piacevolmente della decisa mano degli autori che, mostrando una ottima decisione d’intenti ed una maturità piuttosto precoce, riescono a trovare un filo conduttore che dona identità ed organicità al disco. Dopo pochi assaggi, infatti, l’ascoltatore, pur non trovandosi al cospetto di simmetrie di songwriting nè di riff iterati in successione, sarà riuscito con facilità a memorizzarne i temi caratterizzanti. E’ così che, tra un tappeto di pesanti riff serrati presi in prestito dal cyber-thrash, sezione ritmica spesso obliqua ed affascinante, passaggi più rapidi ispirati dall’anima ‘core della band e vocals aggressive ma ancora da perfezionare (soprattutto a livello espressivo), il disco giunge alla fine con familiarità, senza pesanti nei, nè un filo di noia.

Arricchito dal (bruttino) videoclip di “Break The Silence” questo “No Longer Buried” potrà portare salute nei sofferenti scaffali degli appassionati del genere e costituire, a seconda delle preferenze, un acquisto di grande valore; per tutti gli altri solo un episodio di onesto, rispettabile e ben suonato metalcore.

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