A due anni di distanza dal loro ultimo lavoro i Borknagar hanno deciso di rendere pubblico il loro nuovo disco: “Urd”. A quanto dicono i componenti della band , di cui è nota la loro naturale affiliazione alla mitologia pagana norvegese, questo è il nome di una delle Norne che secondo la mitologia nordica, sta sotto Yggdrasill, l’albero della vita al centro del Cosmo, che tesse la linfa vitale del genere umano.
“Urd” rappresenta il passato, a differenza di “Verdande” che rappresenta il presente e di “Skuld” rappresenta il futuro. Si potrebbe ben dire che questa è una antica espressione di ciò che oggi conosciamo come DNA.” : questa è la teoria che i Borknagar hanno deciso di plasmare all’interno di questo album, a parere mio molto bello e mi permetterei di dire in alcuni tratti, anche abbastanza orecchiabile.
La formazione di questa “squadra” progressive black metal (in questo album equilibrate alla perfezione) è composto dalle due chitarre di Ryland e Brun, batteria di Kinkade, tastiere e voce di Lazare e le due voci più importanti di Hedlung “Vintesorg” e icsVortex.
L’alternanza della voce “bestiale” di Vintesorg con quella “cavalleresca” di ics Vortex è un mix veramente ben riuscito, un album sicuramente dalla doppia personalità, ma come dicono i componenti stessi ogni testo, ogni track è solida ma legata sapientemente a tutte le altre, per far sì di riuscire nell’intento di creare una sensazione di episodi all’interno di un capitolo umano.
A livello culturale non c’è veramente nulla da dire, se non un plauso per il loro progetto idealistico.
La track list è la seguente :
1. Epochalypse
2. Roots
3. The Beauty of Dead Cities
4. The Earthling
5. The Plains of Memories
6. Mount Regency
7. Frostrite
8. The Winter Eclipse
9. In A Deeper World
Le voci danno sicuramente carisma a questo album, si riesce a distinguere bene la parte black e la parte progressive e più “ariosa” ; una sorta di altalena verticale tra inferno e terra, tra la voce di Vintesorg e ics Vortex. Non sembra neanche una sfida, ma un accompagnamento narrativo. Batteria e basso mescolati alla perfezione, assoli di chitarra che compaiono solo per dare un attimo di tregua e ripartire con la “bestia”.
Sempre secondo la band, “Roots” , sarebbe il perno, il cardine dell’album : ovvero “radici”. Ed è esattamente in accordo con quello che sostengono sul significato di “Urd” inteso come il nostro passato. A questo punto non aspettiamo altro che “Verdande” e “Skuld” per completare la trilogia che parte da questo album per agganciarsi a Universal(2010).Ci sarà ancora per tutto l’album Vortex? Lo scopriremo alla prossima.