E’ innegabile che i Dimmu Borgir post “Puritanical Euphoric Misanthropia”, nonostante che possano piacere o no, abbiano fatto parecchi proseliti. Una di quelle band che ha deciso di accodarsi a quel filone sono sicuramente i Newyorkesi Abigail Williams, gruppo che nasce come band deathcore e che con quest’ultimo “In the Shadow of a Thousand Suns” ha voluto cavalcare l’onda del successo ottenuto anche oltre manica dalla band di Shagrath & C. Ci troviamo dunque di fronte ad un album di metal estremo altamente sinfonico, che prende spunto dalla lezione impartita dai norvegesi, inserendo qua e là qualche reminiscenza metalcore, soprattutto nel cantato e in alcune aperture chitarristiche, che oltre ad avere qualche leggerissima influenza black metal, prende a piene mani dal death/thrash, aggiungendo qualche assolo smielato e melodico e mai troppo tecnico. Formalmente “In the Shadow of a Thousand Suns “ è un album perfetto, la produzione è devastante e pulita, a tratti quasi artificiosa, dove grosso spazio è dato al drumming di mister Trym Torson (Emperor e Zyklon), special guest di lusso in quest’album, che come al solito dimostra di essere uno dei migliori batteristi estremi in circolazione. Dicevamo dunque un album apparentemente perfetto, ma purtroppo è anche un lavoro per niente genuino o originale. “In the Shadow of a Thousand Suns” è un cd costruito a tavolino, senza quella luce propria, ma completamente debitore ai Dimmu Borgir, quasi da plagio l’inserimento delle clean vocals stile Vortex in “A Thousand Suns “ o i tappeti tastieristici di miss Ashley “Ellyllon” Jurgemeyer che sono fin troppo ispirati a quelli di Mustis. Un album dunque che sinceramente poteva anche non uscire vista la pochezza di idee presenti. Lasciatelo sugli scaffali semmai dovreste trovarlo, o al massimo compratelo proprio se siete dei fan sfegatati dei Dimmu Borgir, ma vi assicuro che non trovereste nulla di nuovo all’orizzonte.

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