Gli Origin sono una garanzia. Quando leggi che i colossi americani stanno registrando un nuovo album c’è da essere felici perchè si tratterà di un capolavoro. Non ho esitato di prendere a scatola chiusa Entity ,il nuovo top album del quartetto americano, prodotto dalla Nuclear Blast, ed ovviamente non mi sono sbagliato. Ho ammirato da sempre la discografia degli Origin, dal loro omonimo disco, passando per la brutalità, la tecnica, i concept di Informi Infinitas Inhumanitas, Echoes of Decimation, Antithesis, ritenendoli un punto di riferimento assoluto e sono sempre andato sul sicuro.
Per me che sono rimasto deluso del nuovo dei Morbid Angel, questo full-lenght è una manna dal cielo, è l’antidoto perfetto. Si tratta di trentasei minuti (intervallati da brani di media lunghezza ad pezzi che chiudono in appena due minuti ) di furia devastante, implacabile, complesso, un trionfo di musicalità, potenza, brutalità, tecnica e velocità. Come il predecessore Antithesis, Entity è concettuale ma più vario. Dal primo brano Expulsion of Fury all’ultimo Evolution of Extinction si è avvolti da una maestosità omogenea e si rimane impalliditi dinnanzi all’elevato spessore musicale di Ryan & Co. Che con la loro naturalezza sullo strumento, creerebbero invidia in qualsiasi musicista. Allora ci addentriamo in soluzioni strumentali dannatamente folli e dannatamente precise con passaggi fenomenali, fluidi, sviscerali, ai limiti dell’impossibile. La tecnica di Ryan alla chitarra, ammirabile soprattutto nelle tracce più lunghe di Entity, è eccezionale: scale, pentatoniche, riffs articolati, qualità melodiche, sistemi di accordi minori ed evoluzioni sonore si susseguono perfettamente, alla velocità della luce, in qualsiasi ritmo. Il basso a sei corde ‘fingerato’ di M. Flores è d’autore. Percuote il disco in tutto e per tutto, caratterizzato da un ‘tapping’ fuori di testa, distinto da una smisurata elasticità motoria, una tempistica di prim’ordine e da una accuratezza pregevole, evidenziata perfettamente in Purgatory e Fornever. Flores e Ryan si sono adattati perfettamente anche alle linee vocali di impronta groove, vista l’assenza di Keiser alla registrazione del disco, concependo growl furiosi ed apprezzabili. Dietro le pelli John Longstreth è fenomenale. Nella morsa di queste sonorità pesantemente oscure e disumane, la batteria si muove violentemente, con agili architetture imprevedibili, ricca di sfumature, creando mattone su mattone, un tunnel ritmico degno da primato. Basta ascoltare Saliga, a parer mio il pezzo hit del disco (non togliendo assolutamente nulla alle altre tracce) una sola volta per rendersi minimamente conto.
Gli Origin hanno fatto un altro passo enorme a livello compositivo ed esecutivo, diventando incredibilmente una delle band di culto nel panorama brutal/death metal tecnico ed a mio avviso ora come ora, sono tra i musicisti più eclettici che si trovano in circolazione. Entity è ipnotico, possente, intenso, d’impatto ed esaltante, è strutturato per lasciare il segno. E’ un’antologia brutale, ricco di idee che ispira, travolge e non stufa dopo svariati ascolti. Consigliato agli amanti di queste sonorità al limite dell’estremo e non; consigliato praticamente a tutti. Entity è assolutamente da possedere.