Ritchie Blackmore lascia i Deep Purple nel bel mezzo del tour mondiale di “Stormbringer”. Non soddisfatto dell’evoluzione del sound del Profondo Viola, vuole realizzare un suo progetto che mescoli al tipico hard rock purpleiano, un suono più epico e maestoso, a tratti fiabesco. Reclutando in blocco i membri della rock and roll band americana Elf, in cui spiccava il talentuoso cantante Ronnie James Dio, Blackmore dà quasi immediatamente alle stampe questo “Ritchie Blackmore’s Rainbow”: nasce l’Arcobaleno.
Il disco in questione, come precedentemente detto, mescola l’hard rock dei Purple con suoni più epici e solenni senza però tralasciare il tipico rock and roll dei ’60. Emerge così un pezzo come Man On The Silver Mountain dal riff inconfondibile (degno quasi di rivaleggiare con la ben più nota Smoke On The Water), song che si impone con un incedere maestoso e grazie alla potente performance di Dio. Dello stesso stampo anche la stupenda Sixteenth Century Greensleeve, cantata in maniera poderosa da Dio e con un assolo di chitarra quanto mai evocativo. Tipicamente r’n’r e scanzonate Black Sheep Of The Family (cover dei Quatermass) e If You Don’t Like Rock ‘N’ Roll, sintomatiche della decade precedente.
Menzione speciale per la lenta Catch The Rainbow dall’incedere pacato, con sfumature blues e con la voce di Dio che si fa dolce cullandoci tra le note della chitarra del cane sciolto Blackmore. Temple Of The King è un altro brano lento ma con una vena decisamente epica: sorretto dalla chitarra acustica e dalla voce calda di Dio, che si veste da menestrello, si pone come possibile preludio al futuro progetto del chitarrista inglese, i Blackmore’s Night. Il disco si chiude con la riproposizione strumentale del brano Still I’m Sad degli Yardbirds.
Inizia la magia…

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