Ho sempre considerato l’Olanda, insieme all’Italia, la Polonia e l’oramai arcinota ed inflazionatissima scena scandinava, una delle nazioni più fertili in ambito metal estremo. Basti pensare a gruppi come Occult, Flesh Made Sin, Houtwister fino ad arrivare a gruppi più noti come God Dethroned, Sinister (recentemente riformatisi e speriamo privi di quell’incompetente di Rachel alla voce), Within Temptation, Gorefest e Pestilence ( e si potrebbe andare avanti all’ infinito). A questa scena si aggiungono i Mortuary I.O.D : formatisi nel 1999 e con all’ attivo un album dal titolo “Distorted Massacre: Fear the Madness” uscito nel 2002, i Motuary I.O.D. (il quale acronimo sta per Image of Death) si fanno notare per una intensa attività live che ha consentito di fare da supporto a vere e proprie leggende come Cannibal Corpse Exodus Tetament e Death Angel.Nel 2004 esce il mini cd Damnation, uscito per la Fearsome Records, label del bassista Germ Reitsma (la si può considerare come una sorta di autoproduzione), e distribuito dall’ italiana Xtream Art. L’album in questione propone un death metal vecchia scuola che affonda la proprie radici nel thrash metal di Kreatoriana memoria, senza dimenticare la irruenza tipica dell’ hard core statunitense. Le canzoni nella loro struttura sono più che buone e pur non essendo il massimo dell’ originalità, tritano che è un piacere ; l’opener “Rot Rampage”, autentica song dal pogo sfrenato, oppure alla successiva “The Bonehunt”, che vede come ospite speciale Martin van Druden dei mai troppo rimpianti Pestilence (performance un po’ sotto tono visti i fasti del passato). Leggermente inferiori “Discovering Brutality”, pezzo marcatamente hard core, e la swedish oriented “Lyric sickness”.. Ma come per la maggior parte delle bands underground , anche i Mortuary qualche punto debole. Come prima cosa la produzione, poco curata, con le chitarre e la batteria a mio avviso poco incisive, e la voce poco graffiante e monocorde; dettagli che in un genere come il death metal, dovrebbero rappresentarne il marchio di fabbrica, e che senza di essi fanno risultare il lavoro svolto privo di mordente. Tuttavia è normale commettere questo tipo di errori, specie se si intraprende la coraggiosa strada dell’ autoproduzione. Ma come diceva un vecchio saggio: “ Sbagliando si impara”. Inoltre, la giovane età e le capacità epresse da sti ragazzotti olandesi, mi fa ben sperare per il futuro. Forza ragazzi, non si può che migliorare.

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