Il progetto Moonstone Project nasce e ruota attorno alla figura di Matteo Filippini, carismatico chitarrista italiano letteralmente folgorato dalla passione per l’hard rock dai chiari riferimenti seventies. Se a questo, poi, si aggiunge una line-up formata da grandi interpreti del settore ecco che il sogno di Matt prende forma e si materializza nel primo vagito ufficiale di casa Moonstone, “Time To Take A Stand”.
L’album, nove tracce di puro ed incontaminato hard rock d’annata, si muove con disinvoltura (ma senza allontanarsene mai troppo) dal classico sound bluesy di quel periodo, con puntatine molto rare in territori street e southern. Un songwriting non innovativo, ci mancherebbe, ma incredibilmente ispirato e coinvolgente, frutto di un lavoro costante e certosino in fase di arrangiamento, dove il buon Matt da davvero il meglio di se. Inquadrabile come un grandioso e riuscito tributo ai suoni di quel periodo, “Time To Make A Stand” riesce tuttavia a sdoganare la propria valenza artistica dal limbo degli album fotocopia, complici le straordinarie performance dei vari ospiti intervenuti. Come non citare, difatti, “Where Do You Hide The Blues You’ve Got” e l’incredibile Glenn Hughes o l’altrettanto affascinante “Beggar Of Love”, interpretata con gusto e classe da James Christian degli House Of Lords. Un piccolo campione rappresentativo di un più ampio e riuscito contesto musicale, in cui non si possono non menzionare Enrico Madidini (Midnight Sun) e Kelly Feeling (Baton Rouge) cantare rispettivamente sull’avvolgente “Fire & Water” e sull’iniziale e sintomatica “Slave Of Time”.
Un prodotto figlio dei nostri tempi, quelli caratterizzati dalle grandi partecipazioni e dalle ospitate di lusso, eppure tremendamente coinvolgente ed ispirato. Un ottimo modo per viaggiare indietro nel tempo, un’occasione imperdibile per tutti gli estimatori del settore…

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