Nuova creatura del polistrumentista (almeno in questa avventura) Jari Mäenpää, questi Wintersun.
Ma purtroppo, non c’è niente di nuovo sotto il sole, se non un album noioso, ripetitivo e sentito centinaia di altre volte. Presentato come un misto di influenze estreme, folk finlandese e metal in generale, esce come una copia (mal riuscita) di qualche pezzo a caso dei Children Of Bodom. Un power metal scialbo, suonato si con velocità e perizia (c’è da dire che questa non manca), dalle vocals ruvide in stile quasi death, ma nulla piu.
L’inizio di “Beyond the dark sun” gia sembra qualcosa di fuori posto, con un giro di tastiera che mi ricorda piu i Rhapsody che, tanto per citare uno dei gruppi sulla bio di Mamma Nuclear, gli Amorphis. “Winter Madness” secondo pezzo, niente di meno: aumenta la velocità (opera del drumer Hahto, militante in una band grind), ma solita solfa, solo piu rapida. Poi c’è Sleeping Star, che inizia in modo, si buono, ma rovinato dopo poco dai soliti riff macinati e ritmiche “monocorda” fino alla chiusura del brano. Per “Battle Against Time” si torna ai discorsi precedenti, velocità e noia mescolate assieme in un qualcosa simile ad una canzone. Tanto per scomodare il maestro Bathory, “Death and Healing” è una ballata nordica, con cori melodie lente, che ricorda decisamente gli ultimi lavori di messer Quorthon, ma piu melodici e banali, privi di quel piglio ruvido e “battagliero” che hanno i succitati album.
Torniamo sui ritmi sostenuti con “Starchild”, che gia mi sembra un deja-vu dei pezzi scorsi fin dalle prime note, e tutto il brano non si discosta molto, forse solo per il coro centrale che crea una buona atmosfera. Ma dopo tutto questo andirivieni di nullità, finalmente l’unico pezzo ascoltabile dell’album “Beautiful Death”, un buon riff, una buona melodia, non noiosa e ruffiana peraltro, e parti piu estreme ben azzeccate. Il lato piu scarno dell’opera, musicalmente parlando, ma quello migliore: poche cose, ma azzeccate. Chiude l’album “Sadness and hate”, 10 minuti di misto tra vari generi, dal canto epico, al folk, al power metal e quant’altro, che oscilla tra l’ascoltabile e l’insopportabile.

Un deciso passo falso in casa Nuclear, perlomeno per chi scrive. Un album noioso, ripetitivo, che fa eco a cento altre cose di gruppi che sicuramente hanno di piu da offrire. Ma come dice il proverbio “De gustibus”.

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