S’ IO FOSSI FOCO
S’ io fossi fuoco arderei lo mondo,
S’io fossi vento lo tempesterei,
Se fossi acqua io l’ annegherei,
Se fossi Dio mandereil in profondo.
Se fossi Papa sarei a lor giocondo,
Che tutti i Cristiani imbrigherei,
Se fossi Imperador, sai che farei?
A tutti mozzerei lo capo a tondo.
Se fossi Morte anderei da mio padre,
Se fossi Vita fuggirei da lui,
E similmente faria di mia madre.
Se fossi Cecco, com ‘io sono e fui,
Torrei le donne più belle e leggiadre,
E zoppe e laide lascerei altrui.

Quando si tratta un argomento scottante come VISION DIVINE è necessario mantenere la distanza tra le emozioni e il loro modo di fare metal, perchè spesso e volentieri, si rischia di incrinare alcune nozioni che ci vengono date in ogni lavoro che sforna questa band storica. Facendo un passo indietro prima di affrontare l’ultima fatica di questa band storica, facciamo prima un’ammenda ricordando l’infinita guerra tra Lione e Luppi. Questa rottura, che ha creato una voragine dividendo i fans di uno e dell’altro, non ha comunque compromesso la riuscita di questo capolavoro firmato Lione e soci, riprendendo la retta via dopo il successo del bellissimo “The Perfect Machine”. Con questo concept album, sono ritornati finalmente i Vision Divine che eravamo abituati a sentire creando la prefetta armonia tra il futurismo e il classicismo.

 

 

 

“DESTINATION SET TO NOWHERE” esce all’alba del 14 settembre, prodotto dalla  earMUSIC, etichetta che produce anche i Gamma Ray, Stratovarius e Unisonic. Contiene undici tracce, che formano una storia, che parte con l’ intro “S’ io fossi foco” tratto da una composizione poetica del controverso Cecco Angiolieri vissuto alla fine del 1200, fino ad arrivare ai brani contenenti numerosi effetti ad atmosfera futuristica, dovuti alle tastiere del maestro Lucatti. Da non sottovalutare l’approccio sistematicamente voluto, di alcuni passaggi progressive,  all’interno di alcuni refrain di vari brani, grazie soprattutto alla genialità di Thorsen e Puleri che hanno ricamato nel power tali passaggi, ridondando l’album di pathos e ricchezza d’animo.

 

 

Un’album da pelle d’oca dall’inizio alla fine, un disco che fa rizzare qualsiasi pelo che si ha nel proprio corpo. Un disco che fa piangere, ridere, ci fa ricordare momenti tristi e felici della nostra vita, senza renderci conto che dopo quasi un’ora il cd è già finito e si inserisce il replay automatico perchè ormai è entrato nelle ossa come l’aria che respiriamo.

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