Gli Under Eden nascono nel Minnesota sul finire del 2000; formatosi inizialmente come terzetto, diventa una formazione a quattro elementi con l’ingresso del cantante Eric Thon. Come nel caso degli Iberna, seppur in un contesto diverso, il concetto lirico degli Under Eden ruota attorno al genere umano, in altre parole la sua creazione, il declino e la sua conseguente estinzione. Con un solo demo all’attivo, il gruppo comincia a farsi le ossa grazie ad un’intensa attività live, facendosi notare nel panorama underground e attirando l’attenzione dei vari addetti ai lavori e in particolare, quelli della label ellenica Black Lotus che dà alle stampe il loro primo album dal titolo “The Savage Circle”.

Il four-piece statunitense propone un death metal di buona fattura, con l’aggiunta di riffs thrash e spunti metalcore. Insomma, nulla di quanto già proposto dalla scena americana negli ultimi due anni. Ma per fortuna, e dico per fortuna, non ci troviamo di fronte alle solite canzoni dove si sbraita a destra e a manca, salvo arrivare al ritornello ultra melodico strappa lacrime (e anche strappa…. Beh! L’avete capito!). Al contrario: qua si ha a che fare con canzoni ultra tirate, tecniche quanto bastano, e con un gusto per quelle melodie che hanno reso storici quei capolavori che rispondono a “The Jester Race”, “The Gallery” e “The Red In The Sky Is Ours”.
Buona la prova del cantante che alterna sapientemente growling/screaming vocals ( un incrocio fra Mikael Stanne e Anders Friden) a parti melodiche. Peccato per la produzione, ahimè, un po’deficitaria su tutti gli strumenti batteria; un difetto che la band paga a causa, presumibilmente, di una certa inesperienza in fase di registrazione. Di gruppi come gli Under Eden ce ne sono a migliaia in giro ma va detto che ciò che fanno, lo fanno bene e senza alcuna presunzione ( come invece fanno gruppi come i Trivium); e quanto sentito in queste dieci tracce, mi fa sperare bene per la loro prossima release.

Un plauso va fatto anche alla Black Lotus che dopo aver pubblicato nefandezze varie, finalmente trova una band sulla quale poter puntare in futuro.
Chi ha amato gli ultimi albums di As I Lay Dying, Unearth e Darkest Hour gradirà sicuramente “The Savage Circle”.

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