Prolificità e Sun Caged sono due concetti che non vanno molto d’accordo, se accostati. I progster olandesi, infatti, rilasciano in questo 2011 il loro terzo album in 11 anni di carriera. Si potrebbe dire che, se l’attesa vale il gioco, allora perché mettere fretta al quintetto? In effetti, per aver dato alla luce un lavoro di simile portata, è valsa l’attesa eccome!

72 minuti di prog filtrato attraverso suggestioni in puro stile anni ’70 ed altre che rimandano alla scuola death metal, ma che hanno come comune denominatore il costante rimando a certe cose fatte dagli onnipresenti Dream Theater. Una proprietà di linguaggio musicale degna di nota accompagna l’ascoltatore in quello che può essere definito un viaggio lungo il flusso di coscienza creato dalla totalità composizioni. Infatti, come in molti analoghi casi, il discorso intrapreso da The Lotus Effect va preso per intero e segnalare singoli episodi ha poco senso, vista l’alta qualità in esso contenuta.

Si dovesse trovare un pelo nell’uovo dell’ultimo disco dei Sun Caged, allora sarebbe probabilmente la durata: i già citati 72 minuti di musica sono effettivamente ostici da digerire, ma pare che, alla fine la sfida venga vinta dalla band olandese, la quale riesce a non far pesare eccessivamente la lunghezza della propria terza opera.

The Lotus Effect è, in definitiva, la miglior uscita discografica tra le tre fin qui partorite dal combo del sole ingabbiato. Stacchi strumentali al fulmicotone, voci che accompagnano l’ascolto in un limbo tra ruvidezza e dolcezza, chitarre distorte e ribassate e sezione ritmica pressoché perfetta. Prog all’ennesima potenza, ma non di quello fine a sé stesso: qui conta anche la melodia, non solo la tecnica.

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