Precedentemente disponibile solo in rete attraverso il sito ufficiale che vende il loro merchandise (www.thejourneystore.com), il nuovo EP dei Journey è ora facilmente acquistabile in Europa grazie al provvidenziale intervento (per noi fans) della nostrana Frontiers.
Come molti di voi sapranno, di sicuro gli appassionati del genere, i Journey hanno di recente concluso il loro rapporto con la Sony e, senza perdere molto tempo, autoprodotto e inizialmente anche finanziato questo lavoro di cinque pezzi per confermare l’intenzione più volte annunciata di volere tornare, finalmente liberi dalle pressioni commerciali cui erano sottoposti in precedenza, alle loro radici più tipicamente rock e dirette a scapito di quelle più patinate delle ultime pubblicazioni.
Che sia effettivamente merito del distacco dalla major e indice del nuovo corso musicale dei cinque o semplice e astuta operazione per riconciliarsi parzialmente con quella frangia di fans da sempre desiderosa di un ritorno al sound di parecchi anni fa lo scopriremo solo con la prossima pubblicazione di lunga durata. Per il momento l’unica cosa che possiamo fare è confermare i propositi e le affermazioni di Cain e soci. “Red 13” si presenta infatti fin dall’inizio con una produzione meno ovattata e “pulita” di quella sfoggiata nel precedente “Arrival” (come se fosse stato registrato quasi in presa diretta insomma) e mostra il lato più duro e “aggressivo” dei Journey, nei limiti concessi dal genere e dalla indiscutibile classe di questa strepitosa band ovviamente, con la chitarra di Schon nuovamente dominante e protagonista e un Augeri finalmente a suo agio nel sound del gruppo, sebbene ancora sconfitto nell’inevitabile confronto col precedente mostro sacro Steve Perry.
Quello che lascia però un po’ perplessi in questo EP è la mancanza di quei ritornelli e di quelle melodie che da sempre sono il marchio inconfondibile della band, che in pochi passaggi ti restano impressi quasi indelebilmente nella memoria e che ti spingono a riascoltare il disco alla prima occasione possibile. Se infatti escludiamo la ballad Walking Away From The Edge che, in quanto tale, è un capitolo a parte, solo la conclusiva I Can Breathe è pienamente riconducibile al classico marchio Journey, mentre le prime due, vuoi per l’eccessiva durata, vuoi per il piglio più marcatamente rock, come dicevamo, si lasciano ascoltare tranquillamente scivolando però via senza essere alcunché di memorabile.
In definitiva quindi “Red 13” si è rivelato un prodotto tutto sommato trascurabile, destinato principalmente ai fans, sia dei Journey che del genere, che non aggiunge (né toglie) niente alla storia del gruppo e che più che tranquillizzare sul futuro della band, come in teoria doveva essere, contribuirà ad alimentare ulteriormente le interminabili discussioni tra chi li ama da lungo tempo e chi li ha scoperti solo di recente.
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