La sofferenza dell’uomo: tema abusato ed esplorato fino allo spasmo, a livello lirico, in ambiti musicali estremi tanto da divenire moda facile, detestabile e spinta fino al grottesco. In opposizione alla corrente generale, nel caso discografico in analisi invece, chi si fa portatore dell’argomento in questione è supportato da concretezza verbale e cognizione di causa. Come già intuito dai lettori più attenti siamo lontani da cattivoni mascherati, pseudo-satanisti per cui il dolore è sinonimo di egocentrismo da due cent e finti macellai presi da raptus di masochismo da palco. Nel nostro caso specifico la sofferenza ha un senso, un perchè, un nome.

Subzero. Otto anni lontani dalle scene a lottare, sperare, scavare tra le proprie risorse con la speranza che il frontman Lu vincesse la sua battaglia contro il cancro, contro il timore di morire, contro quella motivata sofferenza che dà il titolo al disco e che viene esplorata lodevolmente nelle liriche.

I leggendari protagonisti della scena hardcore di New York City tornano in campo e lo fanno nella maniera ad essi più congeniale: aggiungendo a velocità, violenza vera e senso di disagio care al genere, anche il gargantuesco carico di sentimenti negativi accumulati in questi anni. La fine degli anni ottanta, in cui i seminali Up-Front e Breakdown fondevano le proprie forze per dar vita agli stessi Subzero, sono lontani ma gli anni, e qualche avvicendamento in line-up (come l’ingresso dell’ex Testament, Machine Head e Possessed “Monsta” alle pelli) non hanno scalfito di un pelo il tiro e la carica della proposta. Un sound per niente innovativo ed aggrappato orgogliosamente alla tradizione della rabbia e del disagio metropolitano voluto dalla scena Newyorkese. L’hardcore si sporca con qualche impercettibile spruzzo di crossover di alta fattura e thrash minimale, ma non perde un filo delle proprie caratteristiche fondamentali, apparendo un perfetto connubio tra le band originarie sopra citate, Hatebreed ed Agnostic Front. Pezzi tirati, da moshpit selvaggio, in cui la voce sporca di Lu si mescola nelle grezze distorsioni delle chitarre fino a diventarne parte integrante e generare quintali di violenza maledettamente genuina, sincera, sentita e comunicata.

Un album che gli amanti del genere faranno proprio a scatola chiusa e con il quale la Scarlet Records ha avuto lungimiranza, capacità e meriti per distribuirlo in Europa. Attitudine, esperienza e passione verso quello che è il proprio credo pàgano; che i Subzero raccolgano i propri meriti.

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