Sono passati quasi due anni buoni dall’uscita dell’eccellente “Cyclorama” ultima fatica discografica degli Styx che non sia una raccolta o un live. Preferisco partire dalle note dolenti di questo disco per poi soffermarmi sui (molti) pregi, purtroppo leggendo la line up ci si accorge immediatamente del perdurare dell’assenza del grande Dennis DeYoung, lo storico tastierista cantante degli Styx, l’istrione che per anni e anni e’ stata l’anima del gruppo e che ha messo il suo inconfondibile marchio sui piu’ grandi successi targati Styx, primo fra tutti “Paradise Theatre” ma anche “The Grand Illusion”. Mentre in “Cyclorama” la sua assenza era attribuita a problemi di salute ora il buon Dennis pare essere in tournee per gli states.
La sua assenza e’ tutt’altro che marginale, lui incarnava alla perfezione la vocazione teatrale della quale gli Styx per molto tempo hanno fatto loro elmento distintivo, in un disco come questo “Big Bang Theory” sarebbe stata la ciliegina sulla torta la sua presenza. Parliamo del disco dunque, definito dagli stessi autori come “the great rock songbook” infatti ci troviamo di fronte essenzialmente ad un disco di cover di brani epocali editi a cavallo degli anni sessanta e settanta. L’idea e’ nata in seguito ad una sessione di registrazione effettuata nel 2004 a Chicago nei mitici Chess Studios, gli Styx si trovarono alle prese con la registrazione di “I Am The Walrus” dei Beatles, da qui decisero di buttare giu’ un disco che contenesse brani altrettanto importanti e famosi della storia del rock, alla fine si arrivo’ ad una selezione di tredici brani piu’ la riedizione di uno dei loro piu’ grandi successi ovvero “Blue Collar Man”.
E’ proprio la cover dei Beatles uno dei momenti migliori dell’intero disco, da un lato ribadisce quanto e come i quattro di Liverpool siano stati immensamente importanti per la musica rock, dall’altro sottolinea come una grande canzone si presta ad essere reinterpretata in molti modi se a farlo e’ un gruppo con le qualita’ dei nostri. Gli Styx hanno avuto il merito di pescare dei brani molto particolari e di reinventarli secondo la loro personale esperienza, da qui alcune versioni veramente da brivido di classici d’annata. Un’operazione del genere nasconde non poche insidie, confrontarsi con brani cosi radicati nell’immaginario comune (magari di quelli non piu’ giovanissimi oramai) e’ impresa tutt’altro che semplice ma la classe che accompagna Shaw, Young e soci e’ lungi dal farsi spaventare da questi dettagli. Infatti alla fine “Big Bang Theory” si dimostra un gran bel disco capace di rinverdire dei classici senza perdere di vista la loro stessa natura. Gli Styx quindi si apprestano a chiudere il primo lustro del nuovo millennio con quello che puo’ rappresentare anche un’ottimo compendio da cui pescare anche per le esibizioni live, infatti quasi tutte queste canzoni sono adattissime alla dimensione live da sempre uno dei punti di forza dell’ex Damn Yankees (Shaw) e compagnia bella.
Ribadisco pero’ che la presenza di un tastierista cantante del calibro di Dennis DeYoung avrebbe fatto ancor piu’ la fortuna di questo disco, un artista cosi puo’ essere rimpiazzato ma non certo sostituito cosi’ alla leggera, tuttavia il tastierista attuale (Gowan) oltre ad essere un vero animale da palcoscenico si destreggia in modo piuttosto convincente. Concludendo pero’ non posso che consigliare a tutti questo disco, per risentire dei classici che hanno fatto la storia del rock (alcuni magari non conosciutissimi dalle generazioni piu’ giovani) e di sentirle nella versione di un gran gruppo come gli Styx.

Disco che si adatta poi particolarmente alla stagione che bussa alle porte, immediato, suonato benissimo e ricco di grandi canzoni (ovviamente). Chiudo con un’ultima annotazione riguardante la riedizione del classico degli Styx stessi qui riproposto con un riarrangiamento pressoche’ completo, versione semi acustica, pianoforte in bella evidenza, emozionante come e piu’ di prima.

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