Reclutato il bravissimo Gary Berlin, cantante molto tecnico e versatile, i texani Stride tornano a farci visita con la pubblicazione di questo “Imagine”, secondo lavoro della band dopo l’esordio tutto strumentale di qualche tempo fa.
Ancora una volta, dunque, ci troviamo davanti ad un lavoro di prog metal davvero raffinato ed elegante, giocato sull’abilità dei cinque musicisti americani di spaziare vertiginosamente tra la complessità e l’ostracismo di vere e proprie elucubrazioni strumentali ed abbondanti dosi di pura e sana melodia. “Imagine”, di fatti, percorre sinuoso proprio questo tipo di strade, presentando ben nove brani di rara bellezza ed efficacia. Bastano una manciata di ascolti per cadere nell’ammaliante ragnatela di episodi come “The Waiting”, quasi eterea nei suoi rimandi prettamente romantici, “Time”, uno dei migliori episodi del lotto, ed “Endeavor”, che sorvola lidi e territori praticamente neoclassici. A mero titolo di rappresentanza, questi tre brani, da soli, non riescono comunque a fotografare la quintessenza di questo disco, intrisa di così tanta bellezza musicale che se ne consiglia l’ascolto a tutti gli amanti della musica in senso lato.
La prestazione dei nostri, poi, risulta pressoché perfetta, audace quanto basta nello scacciare sin da subito l’ingombrante spettro dei Dream Theater, sicuramente una delle maggiori fonti di ispirazione della band, e talmente fantasiosa da cavalcare con naturalezza e disinvoltura svariate sfumature stilistiche. Una prova corale assolutamente inappuntabile, in cui fa bella mostra di se il già citato Gary Berlin, con un’impostazione vocale molto classica ed ammaliante, ed un po’ tutta la compagine in questione, perfetta sia in fase di songwriting che di arrangiamento.
Per concludere, come non citare la splendida cover di Mattias Norén, assolutamente pertinente alle tematiche trattate nei brani, e la produzione curata da Greg Gill dei Midnight Circus, bravo come pochi nel valorizzare appieno tutte le sfaccettature di un capolavoro musicale come questo.