“Unia” ovvero sogni, in filandese. Un titolo pericoloso e che già la dice tutta su quella che è la nuova direzione musicale intrapresa da questa band che fin dai suoi esordi ci ha abituato ad un particolare stile e che oggi, con questo nuovo disco, riesce a rivoluzionare completamente.
“Unia” è, infatti, un disco atipico per i Sonata Arctica, un disco che mantiene inalterate le caratteristiche base dei finlandesi ma che al tempo stesse riesce completamente a stravolgerle grazie a soluzioni musicali che mai, prima d’ora, erano sgorgate dalla mente di Tony Kakko e soci. “Unia” è un album capace di riempire con la propria musica l’anima di chi l’ascolta; è uno di quei dischi che devono essere ascoltati più e più volte e, se mi permettete la metafora, devono essere sorseggiati con calma, come un vecchio vino, per poter essere pienamente assimilati ed assaporati. Dimenticatevi quindi la doppia cassa lanciata a mille, la sentirete per pochi istanti solo su “It won’t fade”, forse il brano che maggiormente si avvicina ai pezzi registrati per “Reckoning night”; dimenticatevi inoltre riff assassini e solos al fulmicotone, Jani Liimatainen questa volta si concentra su un tipo di sound con ritmiche cadenzate e maggiormente ricercate mentre Henrik Klingenberg riempie ogni singolo pezzo con ottimi tappeti e melodie di tastiere rendendoli maggiormente coinvolgenti e freschi come capita con la splendida “Paid in full”. I brani presenti su questa nuova release sono inoltre quasi tutti mid tempo a partire proprio dall’ottima opener “In black and white” che sebbene mantenga un tipico “sonata arctica style”, assieme a “The harvest”, si rivela in ogni modo diversa da quanto i nostri hanno mai prodotto fin’ora così come “For the sake of revenge” è un altro brano piuttosto cadenzato ma al tempo stesso malinconico e così dannatamente carico d’emozioni. “My dream’s but a drop of fuel for a nightmare” è il pezzo più complesso mai scritto dai Sonata Arctica con continui cambi di tempo e soluzioni musicali che riescono a coesistere assieme in un’unica opera corale che non mancherà di spiazzare l’ascoltatore, mentre ancora ottima è “Caleb”, forse il miglior brano di tutto “Unia” così come la delicata ballad “Under your tree” capace di conquistare immediatamente l’ascoltatore proprio grazie alla sua semplicità e alla sua dolcezza.
Tanto di cappello per i Sonata Arctica che hanno avuto la forza di comporre e registrare un album coraggioso come questo “Unia”, un album che, continuo a ripeterlo, non centra nulla con la precedenti produzioni dei nostri. Dimenticatevi quell’“Ecliptica” che fece esplodere il fenomeno Sonata Arctica; “Unia”, come recita Tony Kakko è “cibo per l’anima, cibo per il cuore”.