Airbourne, ’77, la reunion dei Krokus in formazione originale, l’ennesimo tour degli Ac/dc… Pare proprio che la fame di hard rock anni ’70 sia nuovamente esplosa ed allora ecco spuntare formazioni che propongono quello che i padri fondatori, i già citati Ac/dc, avevano scoperto già 40 anni fa, cioè rock’n’roll energico e venato di blues con una voce alta e sporca quanto basta. Ed è proprio la performance dietro al microfono di Curtis Don Vito a stupire di più, visto che talvolta sembra di trovarsi ad ascoltare un clone perfetto del compianto Bon Scott. Con questo non voglio dire che gli altri musicisti ci mettano del loro per offrire qualcosa di originale e capita non di rado di cogliere più di un plagio ai fratelli Young nelle 10 canzoni di “We Do What We Want”, ma questo evidentemente non costituisce un problema per gli Snew, i quali tirano dritti per la loro strada.
Evidentemente per questi quattro sporchi ragazzacci di strada negli ultimi 30 anni non è avvenuto nulla di abbastanza interessante nel panorama musicale, quindi tanto vale lasciarsi andare al buon vecchio sex, drugs & rock’n’roll che funziona sempre. In effetti non si può dar loro torto perché, se tolto dal contesto degli anni 2000, quello degli Snew risulta essere un buon disco, ma purtroppo, una volta reinserito l’elemento contemporaneità, il tutto viene sorpassato da formazioni che hanno tentato questa strada moltissimo tempo prima degli autori di “We Do What We Want”. Rimane così un disco piacevolissimo da ascoltare, ma che, a meno che non siate super appassionati di sonorità tipiche degli Ac/dc, non rimarrà molto a lungo nel vostro stereo e prenderà presto polvere sul vostro scaffale dedicato alla musica. A voi la scelta…

A proposito dell'autore

Post correlati