Il panorama progressive ha da sempre vantato un organico eccellente (partendo da Yes, Rush, Camel, King Crimson fino ad approdare a bands quali Dream Theater, Queensrÿche, The Flower Kings e molte altre), gruppi che ispirarono ed ispirano miriadi di giovani e meno giovani; musicisti in grado di radunare fiumane di fans ai propri concerti ed in grado di far nascere attorno ai propri nomi vere e proprie leggende.

Non dico una stupidaggine se affermo che i tedeschi Sieges Even sono proprio uno di quei gruppi che rientrano in questa onorevole categoria; nonostante qualche problematica all’interno della band (come testimoniano i molteplici cambi di line-up susseguitisi col trascorrere degli anni e di uno split temporaneo), i Sieges Even sin dagli esordi si sono conquistati e meritati ottime critiche del pubblico e della stampa ritagliandosi una bella fetta di meritata stima e notorietà in ambito progressive.

Con “The Art of Navigating by the Stars” i Sieges Even interrompono un silenzio totale che durava da ben otto anni, un silenzio durante il quale fortunatamente i singoli membri della band si sono dedicati a vari progetti più o meno paralleli riuscendo a mantenere un’ottima forma compositiva; ascoltando quest’ultimo album si carpisce appieno quanto i Sieges Even fossero desiderosi di tornare a far parlare di sé (positivamente).

Venendo al disco, “The Art of Navigating by the Stars” è un sognante concept-album dalla durata superiore ai sessanta minuti snodato in otto sequenze (se escludiamo la breve ed introduttiva omonima traccia) in grado di trascinare lontano la mente dell’ascoltatore, lasciandolo sospeso a metà come in una sorta di effimera trans emozionale tra immaginazione e realtà.

Sin dai primi minuti di ascolto l’album risulta coinvolgente, esaltante, perfetto per concetto e realizzazione, un intrigante diamante capace di sprigionare emozioni da qualsiasi sfaccettatura lo si osservi, nonchè un perfetto sposalizio tra sogno e razionalità.

Possono sembrare frasi fatte, ma sarebbe sufficiente lasciarsi trasportare dalla dolcezza sprigionata dalle note di “Lighthouse” o dalle vorticose ma sinuose melodie di “Styx” per innamorarsi di un album che personalmente aspettavo da tanto tanto tanto tempo e che molto difficilmente riuscirò ad accantonare e/o dimenticare, in quanto difficilmente si vedono (o meglio, si sentono) capolavori del genere nel panorama musicale.

Con “The Art of Navigating by the Stars” affiora veramente la futilità di recensire qualche sporadica traccia qua e là tanto per invitare il lettore all’acquisto del prodotto, in quanto ogni canzone è una gemma dall’estrema e profonda bellezza e nessuna di esse meriterebbe l’esclusione dalla nomina.

Davvero un gioiello da custodire gelosamente e da mostrare con fierezza; un’autentica meraviglia di cui vantarsi.

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