“Reviver” è il titolo della quinta fatica in studio degli olandesi “Reviver”. Personalmente non ho mai avuto modo di ascoltare gli altri cd della band in oggetto e quindi non posso dare giudizi riguardo ai loro trascorsi musicali. Una cosa è certa: se anche gli altri lavori dei Reviver sono come quest’ultimo disco allora cercherò di procurarmeli il più in fretta possibile.
Nati nel 1997, i cinque musicisti concentrano le proprie forze nel creare dodici brani di heavy metal classico che affonda le proprie radici nel power metal di stampo americano e nello speed più veloce e, come se tutto ciò non bastasse, decidono di condire il tutto con un pizzico di thrash. Come al solito la miscela che ne viene fuori è un miscuglio senza mezzi termini di più generi dal sapore nostalgico. Questa scelta può dunque rivelarsi un’arma a doppio taglio ma i Reviver riescono a creare delle canzoni assolutamente interessanti che si fanno ascoltare senza troppi problemi dimostrandosi degne d’attenzione. Ottima la prova dei due chitarristi, Tom Heemskerk e Fred Mantel (ex Last Restraint), che macinano riff spettacolari per tutta la durata del disco dandosi battaglia in fase solista in quasi ogni pezzo (splendida la strumentale “Beyond the infinity” con un solo melodico che dire sfavillante è dire poco), così come convincente è la performance del fondatore e leader della band Patrick Van Maurik che con la sua ugola aggressiva e acuta riesce a far decollare tutti i pezzi, in particolare “Watch out” e la maideniana “Another day” che con la sua cavalcata mi ricorda il modo di suonare di Harris e soci.
Tra i brani maggiormente riusciti c’è l’opener “Osiris eyes” che fa della velocità e della melodia il suo punto di forza, complice un ritornello assolutamente affascinate e coinvolgente e la dirompente “Strong”; le sorprese non si esauriscono con il proseguire del disco e troviamo delle vere e proprie perle dell’heavy metal classico ascoltando “Cycles” che si sviluppa attraverso un riff power di matrice americana e con le successive “Rivive and Survive” e “Bringer of evil” che fanno del thrash la loro struttura portante, anche se la seconda canzone si trasforma in seguito in una classica power song.

Insomma non c’è male per i Reviver. Sono rimasto davvero colpito da come questi ragazzi siano riusciti ad unire così tanti generi creando degli ottimi pezzi che non cadono mai nel banale, ma si dimostrano anzi coinvolgenti e degni d’attenzione e d’ascolto. Consigliato a tutti!

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