Prendete un tizio di nome Neil Kernon e dategli in mano una band di giovani e talentuosi musicisti americani. Il risultato, per il 99% delle volte, è sempre sbalorditivo. Ebbene, i Prototype rappresentano quel misero un per cento, ovvero l’eccezione che conferma la regola e che in questo caso lascia alquanto interdetti sul risultato finale dell’opera in esame.
Giunti, con “Continuum”, al quarto album ufficiale, i Prototype sembrano voler imitare in maniera pedissequa gli Alarum di “Eventuality”, già a loro volta pesanti debitori nei confronti di Metallica, Death e Nevermore. Su queste coordinate di base, dunque, si colloca la proposta della band. Tecnicamente molto preparati, i Prototype annoiano da morire in fase di sonwriting, in cui nessun escamotage viene messo in atto per differenziare la propria musica da quella delle altre compagini citate. I brani, almeno nelle fasi di approccio, si lasciano ascoltare con un certo interesse, per poi cadere inesorabilmente nell’oblio più profondo e disperato dopo un paio di ascolti in loop. Un contesto musicale molto derivativo, dunque, già noto agli esperti del settore e che nulla aggiunge alla scena internazionale. Episodi formalmente perfetti come “With Vision” e “Probe” sembrano usciti da uno qualunque dei dischi degli Alarum, altri, come la buona “Heart Machine”, pescano a piene mani da varie scene e compagini musicali.
Insomma, si pensi a questo “Continuum” come ad una bella confezione dal contenuto davvero misero…