Tutti noi ormai sappiamo cosa è successo in casa Labyrinth, ma forse non tutti conoscono il nuovo axeman che ha occupato il posto del dimissionario Olaf Thorsen all’interno della formazione italiana; sto parlando di Pier Gonella, istrionico chitarrista e virtuoso delle sei corde che dopo aver sostituito in maniera egregia il buon Olaf è ora autore di uno splendido album di power metal che proprio in questi giorni dovrebbe spopolare sugli scaffali dei negozi di musica. “Tears in Floods”, questo il titolo dell’album degli Odyssea di Gonella, è un disco di non facile comprensione che necessita di una serie di ascolti molto attenti per essere pienamente assimilato.
Nonostante la opener “Fly”, con uno mirabile Roberto Tiranti alla voce in veste di ospite speciale, richiami alla mente quel favoloso cd intitolato “Return to heaven denied” (inutile dire chi siano gli autori giusto?) i restanti pezzi di “Tears in floods” sono caratterizzati da stacchi tipicamente prog e soprattutto da soli che richiamano molto da vicino un altro mostro delle sei corde: Malmsteen. Effettivamente tutti i brani degli Odyssea sono costruiti attraversi riffs di chiara matrice power metal: chitarre veloci e sfuriate di doppia cassa si alternano a soli bellissimi e funambolici di stampo neoclassico mentre le tastiere fanno la parte del leone rendendo i brani particolarmente interessanti anche grazie all’ utilizzo di suoni futuristici ed elettronici che spezzano la regolarità dei pezzi rendendoli di difficile comprensione.
“Falling Star” e “Try again” sono altre due songs velocissime che faranno sicuramente la gioia dei metallari più legati a sonorità Labyrinth. Certamente buono è il contributo alla voce del cantante ufficiale degli Odyssea, Carlo Faraci, che si dimostra a suo agio sia nei brani più tipicamente power che in quelli più atmosferici e complessi: è il caso di “Burning time” brano lungo e macchinoso che si muove attraverso ritmiche di chitarra cadenzate e parti più atmosferiche e sognanti mentre il solo ci rimanda agli anni ottanta con un Gonella che sembra voler fare il verso al Malmsteen più ispirato e tecnico; è ora il momento di un po’ di tranquillità e come in ogni album che si rispetti non può mancare il classico lentone: “The king” si dimostra essere una ballad davvero straordinaria, impreziosita dalle tastiere che rendono il brano maggiormente sognante mente la chitarra acustica di Gonella regala un arpeggio davvero interessante fino a sfociare nell’incredibile solo finale che si sposa in maniera egregia con il resto della canzone rendendo tributo prima a Malmsteen e poi a Satriani.
Si riparte di nuovo a mille con la title track, veloce e diretta per arrivare a “Miserabile Man” forse il brano di più difficile comprensione e che necessita di diversi ascolti prima di essere apprezzato. Roberto Tiranti non è il solo ospite speciale presente su questo primo disco di Gonella: su “Angel Cries” spunta Wild Steel (degli italiani Shadows of steel) che ci regala una performance incredibile su un pezzo davvero ben strutturato che spazia da ritmiche tipicamente power a breaks incentrati su passaggi “tecnologici” per opera delle tastiere.

Insomma gli Odyssea ci regalano un disco decisamente interessante e degno di attenzione. Gonella è un ottimo chitarrista, dotato di una tecnica davvero buona che farà la gioia di tutti coloro che amano sentire dei bei soli veloci e ben strutturati oltre che la sola musica. Come già detto “Tears in floods” non è un album di facile comprensione, ma presenta canzoni articolate a suoni elettronici e futuristici che ben si sposano con il power metal di chiara matrice Labyrinth proposta da Pier e soci. Davvero un buon disco, consigliato agli amanti del metal melodico.

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