“Dreams Are Distant Memories” è il disco con cui debuttano gli Oblivio, un lavoro che non si può definire non riuscito, ma che tuttavia ha un grave problema: manca troppo di personalità. La musica degli Oblivio si rifà infatti a quel gothic introverso tipico della ormai famosa “scena romana” (e quindi Novembre, Room With A View, Klimt 1918,…), che deve a sua volta molto a diversi gruppi nordici (Katatonia su tutti) e a vecchie glorie della scena dark. I pezzi poi sono anche fatti bene, tuttavia le influenze sono fin troppo evidenti. Ascoltando i vari brani di “Dreams Are Distant Memories” si pensa infatti spesso “questo brano mi ricorda il tal gruppo” o “questo stacco potrebbe averlo composto la tal band”, tuttavia non c’è nessun momento capace di far esclamare in futuro, quando si ascolterà un gruppo simile, “questi si sono decisamente ispirati agli Oblivio”… purtroppo un tale difetto non è veniale e, insieme ad alcune imprecisioni nel cantato, impedisce al disco di colpire veramente.

Detto ciò non si può negare che nel suo genere “Dreams Are Distant Memories” sia decisamente carino e piacevole da sentire, tuttavia perchè gli Oblivio possano avvicinarsi al livello delle altre band della scena di cui hanno scelto di far parte mi sembra necessario lo sviluppo di una maggiore personalità e l’eliminazione delle piccole sbavature (soprattutto a livello di cantato) che affiorano qua e là durante l’ascolto.

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