Cosa è rimasto da dire ancora sul MetalCore che non sia già stato detto? Credo nulla, ormai il genere è totalmente canonizzato, cristallizzato nei suoi schemi e nei suoi clichè.
Le pietre miliari di questo tanto discusso genere sono già state prodotte dai suoi padri putativi( ma non biologici, forse per quello bisognerebbe interrogare gli immensi S.O.D. il primo e vero MetalCore..) e personalmente credo che i capolavori o semplicemente i buoni lavori saranno sempre più rari.
La conferma viene dal bassissimo livello qualitativo delle uscite targate 2009, e non fa eccezione questo “The Embodiment Begins”
Gli inglesi, tanto ormai è moda in tutto il mondo, partoriscono un album di soli 42 minuti,in cui concentrano tutta la loro aggressività. Peccato che poi alle nostre orecchie non arrivi un urlo di rabbia, ma una specie di ronzio, impastato e fastidioso, che si protrae per tutta la durata del dischetto in questione.
La produzione proprio non và, chitarre compatte e troppo pompate, batteria triggerata che più di così non si può, suoni sfibrati, quasi mosh ( in cabina troviamo infatti il produttore dei validissimi Raging Speedhorn).
Le capacità tecniche non si discutono, come per la maggior parte dei gruppi moderni, anche se poi c’è da vedere come se la cavano dal vivo. Un piccolo appunto sui solos, pochi e davvero sempliciotti. Ma a dare la mazzata finale a questo album sono le composizioni in senso stretto.
La banalità, il piattume, la derivazione, regnano davvero sovrane. Non un secondo di entusiasmo, non un minimo bagliore di originalità. Solo un riffing monocorde, piatto e scontato per tutta la durata dell’album. Classico alternarsi di sfuriate HardCore a rallentamenti quasi sludge, riffing swedish ed urla incazzose e senza un briciolo di senso musicale.
Insomma, un bel Uno. Non solo per il disco, che rispetto a cose anche peggiori almeno è ben presentato e suonato. Ma alla speculazione in genere su un filone già di per se non esaltante né originalissimo, che sempre più si sta popolando di squallidi epigoni, con cui le label cercano di cavalcare l’onda magari scovando i nuovi Trivium o Lamb of God.
La stessa scena si è presentata una decina di anni fa, con un genere fatto di dread-lock e cavalli bassi, e si ripeterà sempre. A noi non resta che la potentissima arma del boicottaggio.

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