Alchimia, ricordi ed immagini: spesso un comodo viatico, utilizzato in fase di disamina di un’opera, per sfuggire da una descrizione comprensibile affidandosi a criptica retorica e finta poesia. Strumento facile, personale, poco gradito da chi legge da cui, in contesti musicali come quelli di ‘Memorial’, ci si ossigena per trovare il fiato e le parole tagliate via da un approccio musicale emozionale, suggestivo e marcato.

Addentrarsi in mere digressioni tecniche e confronti con la discografia passata equivarrebbe, come al solito, a girare a vuoto con l’ultima creatura musicale forgiata dai Moonspell. Tante righe potrebbero essere scritte a proposito delle tredici perle del lavoro senza darne una descrizione esaustiva.
Senza entrare in errore, si potrebbe dire che i Moonspell un sound così ruvido ed aggressivo non lo proponevano dall’era di ‘Irreligious’, che il leggero ma sempre crescente sacrificio di teatralità atmosferica rende la band sempre più lontana da canoni prettamente gothic favorendo un approccio più estremo. Asserire, dunque, inutilmente che la band di Ribeiro non è più la stessa, che i tempi delle forti venature folk sono ormai alle spalle, che il baricentro d’attenzione per le tastiere è stato spostato verso una sezione ritmica sempre più completa e precisa. Appunti, forse, necessari ma, senz’altro, non sufficienti a descrivere il lavoro della formazione portoghese imprescindibile dal senso di magia trasudante da ogni singolo istante offerto. Una magia intensa, ritrovata dopo le formule spicciole del mezzo passo falso ‘The Antitode’, che affascina e colpisce per come riesce a trapassare il corposo muro di suono offerto dalla band. Diminuiscono i tributi sonori verso la propria terra madre, i momenti drammatici in stile ‘Vampiria’ sono tagliati fuori ma, sorprendentemente e meravigliosamente, la suggestività globale e la godibilità si fanno di nuovo degne del passato attraverso climax armonici di un equilibrio disarmante. Quello stesso equilibrio, da non confendere con un utilizzo scontato degli strumenti, al quale si adatta e di cui si rende portatore Fernando Ribeiro. Il frontman, unico per stile, capacità di coinvolgimento ed emotività si adatta al gioco divenendo il finalizzatore di una coralità perfetta. Un growl rabbioso, tagliente e freddo si insinua tra le linee dei brani materializzandone lo spirito a seconda dei momenti e dando l’ennesimo saggio di versatilità totale nonostante una persistenza nell’utilizzo di soluzioni estreme ma ampiamente comunicative.
Un disco oggettivamente semplice, che per questo sarà senz’altro denigrato ed accusato di banalità da chiunque non ne riesca a cogliere, per mancata attenzione o semplici gusti personali, il sapore intimo e familiare suggerito. Disquisire su quanto il passato sia temporalmente ed artisticamente lontano equivarrebbe ad ignorare l’arte dei Moonspell, non leggere dietro le righe di un album dal titolo emblematico come ‘Memorial’, non riconoscere l’arrivederci tra gli ululati del branco che salutano l’ascoltatore in un presente che, con questi presupposti, si mostra ancora valido e meritevole di attenzione.

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