Originariamente autoprodotto dal gruppo nel ’03, l’omonimo album di debutto degli statunitensi Last Empire viene ripubblicato per il mercato europeo con tanto di veste grafica rinnovata, confezione digipack ed una bella licenza per Underground Symphony Records.

Il five-piece dell’Oregon si cimenta in un power metal di chiara estrazione americana, influenzato a più riprese da compagini come primi Fates Warning, Helstar, Griffin e dal true epic metal degli eighties. Il platter, che si snoda attorno a cinque brani piuttosto lunghi ed una suite iniziale suddivisa in tre episodi, è molto nostalgico nei suoi rimandi classici, inquadrabile come un vero e proprio tributo alla scena ed ai precursori di quegli anni. Il riffing della coppia d’asce caratterizza un po’ tutta la proposta dei Last Empire, mantenendo serrati i ritmi delle composizioni e sfociando frequentemente nel neoclassico in fase solista. Su questa base, basso e batteria costruiscono un muro sonoro massiccio e decisamente potente, sul quale fa bello sfoggio di se la voce del cantante Allen che ricorda molto da vicino il James Rivera d’annata.

Tutto molto ordinario, dunque, anche troppo… In effetti questi Last Empire, oltre a non inventare assolutamente niente di nuovo, faticano anche a trovare degli spunti che rendano perlomeno godibili le proprie composizioni, quasi tutte banali o poco ispirate. Le linee vocali del seppur bravo Allen sono noiose, slavate e sin troppo ancorate al riffing della coppia d’asce, anch’essa alle prese con seri problemi di originalità ed ispirazione. Ogni brano ricorda l’altro in maniera decisamente imbarazzante, rendendo l’ascolto di questo “Last Empire” piuttosto difficoltoso sulla lunga distanza. L’immensa “Trilogy Of The Unicorn” (oltre venti minuti di musica) o la conclusiva “Dark Queen” rispecchiano pienamente quanto detto in precedenza, evidenziando tutti i limiti di una band eccessivamente devota nei confronti delle proprie influenze artistiche. In questo primo vagito discografico i Last Empire, in definitiva, non riescono a sfruttare nel migliore dei modi delle capacità strumentali ed attitudinali piuttosto valide, partorendo un lavoro di power epic metal scontato ed a volte noioso.

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