In occasione dell’uscita di “In praise of science”, nuovo album degli italianissimi Arachnes, ho il piacere di scambiare due parole con Frank ed Enzo Caruso, da sempre le menti che tengono insieme questa interessantissima band tutta tricolore. Ecco che cosa i ci siamo detti in questa succulenta intervista. Buona lettura!

Ciao ragazzi, sono Daniele di Heavy-Metal.it (ho anche scritto la recensione del vostro nuovo disco e spero che l’abbiate letta) e vi do il benvenuto sul nostro portale.
(Frank) Grazie a voi, è un piacere essere qui. Certo che abbiamo letto la recensione, non solo, ci è piaciuta e l’abbiamo linkata dal nostro sito verso il vostro. Si, questa volta abbiamo deciso di dire la nostra anche noi, ma intendiamoci subito: non abbiamo inserito le recensioni con i “bei voti”, ma quelle che , a nostro avviso, presentano un approfondimento particolare, una chiave di lettura, insomma qualcosa che non si limiti a dire bello o brutto. E la vostra devo dire che la sa lunga! E’ un piacere quindi anche per noi ospitarvi nel sito!

Prima di iniziare vorrei appunto dirvi che ho apprezzato moltissimo il vostro nuovo disco, il migliore della vostra carriera a mio avviso, ma anche il più “diverso” in ogni modo….siete d’accordo con me? Che cosa ci potete dire a proposito del nuovo nato?
(Enzo) Beh, grazie anzitutto. Si, siamo d’accordo. E’ sicuramente un disco diverso, decisamente più progressivo. Proprio oggi mi è capitato di rispondere ad un quesito analogo in radio. Non si tratta di rinnegare alcunché del passato, ma semmai di integrarlo. Tutte le nostre fonti di ispirazione sono partite da un rock, in primis, progressivo, parlo anzitutto dei Deep Purple. Dove poi sia finita questa componente non è chiaro. Ecco, abbiamo semplicemente voluto portarla alla luce, in modo chiaro e netto, senza compromessi. Ma credo che ce ne sia per tutti i gusti, in fondo ci sono brani che continuano a suonare assolutamente power. Secondo me è un lavoro completo, direi.

Sono passati un due/tre anni circa dal precedente disco, che cosa è successo durante quest’arco di tempo agli Arachnes?
(Frank) Le date a volte fanno brutti scherzi: Primary fear usci a novembre 2003, quindi entrò nel mercato nel 2004, mentre “In praise of science” è entrato in stampa a dicembre 2005 pur essendo pronto da settembre, per motivi di varia natura. Da parte nostra quindi credo ci sia stata abbastanza continuità. Detto ciò in realtà nel 2004 abbiamo realizzato 10 track ad uso televisivo, che sono andate a far parte di commenti musicali quali il Wrestling sulle reti mediaset, e in alcune pubblicazioni editoriali relative al motomondiale, una bella esperienza! Trovo sempre creativo lavorare per il mondo della pubblicità, soprattutto quando puoi farlo utilizzando il tuo genere preferito!!!!!!!!
Per il resto non avevamo fretta, volevamo arrivare all’appuntamento pronti e con un bel lavoro in mano!

Ascoltando “In praise of science” mi è sembrato di trovarmi davanti ad un album più “ragionato” e soprattutto molto più maturo rispetto a “Primary Fear” e in generale rispetto ai vostri precedenti lavori…siete d’accordo con me?
(Enzo) Capisco perfettamente. La cosa paradossale è che in realtà sembra più ragionato proprio perché lo è meno. E’ più omogeneo, in quanto più istintivo, e questo lo fa apparire più rigoroso, quindi più ragionato. E’ auspicabile che le cose migliorino sempre, almeno un poco. Credo che la maturità di cui parli sia prevalentemente da ricercarsi in una nostra evoluzione formale e professionale, dovuta al fatto, come sempre, di confrontarsi con le realtà più disparate. Poi, probabilmente, qualche anno che passa fa il resto. Credo che uno dei vantaggi del tempo che passa sia questo: quando hai vent’anni una donna che ti lascia è una tragedia; più avanti capisci che esistono tragedie vere, e quindi una donna che ti lascia è una puttanata. Questa è un ottima premessa affettiva per lavorare bene, ritengo.

Fin dai vostri esordi il sound degli Archnes era incentrato sul power metal con influenze prog e sinfoniche: come mai in “ In praise of…” avete sterzato bruscamente in favore di un suond ancora più “proggheggiante” rispetto al passato?
(Enzo) Era quello che ci andava di fare in questo momento, non escludo che ad influenzarci possa essere stata pure una sorta di abbuffata power – sinfonica che oramai mi pare stia un po’ inflazionando il mercato. Però fondamentalmente facciamo ciò che sentiamo, e basta. Devo dirti, tuttavia, che era da tempo che rimuginavo sul tema della conoscenza. E penso che gli stilemi del prog siano la cosa migliore per trattare certe questioni. Il prog è problematico per antonomasia, e parlare di scienza con il power mi sembra un po’ come parlare di filosofia utilizzando il lessico calcistico. Qualcuno dirà: beh, ma in politica ciò è possibile. Ok, ma secondo me è un tantino limitato. Non so se mi spiego.

Leggendo i testi del disco mi sembra di capire che tutto l’album sia una sorta d’elogio alla scienza…ci troviamo davanti ad un concept, con brani collegati l’uno con l’altro, oppure tutte le canzoni sono a sé stanti?
(Enzo) Le canzoni sono effettivamente a sé stanti, ma il filo conduttore è il tema della conoscenza, intesa come necessario strumento di mediazione fra sé ed il mondo. Le canzoni sono una piccola risposta o una piccola domanda su fatti concreti, trasposti in una chiave più esistenziale. Come avviene nell’arte della retorica, a volte in una domanda è implicita una risposta, per cui preferiamo lasciare alla soggettività di chi ci ascolta una propria interpretazione.

Parliamo un po’ a proposito di “Mediterranean suite” che personalmente ritengo uno dei brani più interessanti di tutto l’album. Come mai avete deciso di dividere questo brano in tre momenti separati e distinti e soprattutto come mai al suo interno ci sono influenze musicali new age, hard rock, heavy, prog, speed….insomma, fatto voluto oppure tutto è nato in maniera spontanea?
(Frank) Wow che domandone! E’ il momento dell’album che personalmente mi affascina di più, proprio per i motivi che hai appena esposto: nell’arco di circa 10 min. passano in rassegna una infinità di generi, sfumature e colori, che sono il riassunto di tutto l’album anzi di più, l’essenza di quello che è il genere degli ARACHNES. Ma volevamo che passasse in rassegna come se fosse un “viaggio” attraverso varie stagioni e colori nonché emozioni, quindi narrativamente ci è sembrato più adeguato, come nella struttura classica, affidarci alla forma della suite appunto. Una scelta, ponderata, ma frutto di istinto.

Personalmente mi sembra che la copertina di “In praise of…” viaggi a braccetto con la ballad…è solo una mia impressione? C’è un qualche tipo di rapporto tra la vostra cover e i testi dell’album? E qual è per voi il significato che si nasconde dietro questo bellissima copertina?
(Enzo) No, non è una tua impressione, ma si tratta di una immagine i cui significati, anche qui, sono molteplici. Nella copertina si pensa, si aspetta, si distrugge, nasce il nuovo. C’è anche l’arcobaleno negato in “Nightmare”, il desiderio di una visione in armonia con la natura e le cose. Sono d’accordo con te, credo che si tratti della copertina che meglio ci rappresenta, in fondo ci sono tutte quelle che sono le nostre tematiche.

Sul vostro sito ho scaricato due nuovi mp3: “The picture of dorian gray” e “The barber of Seville”: avete intenzione di scrivere un’opera metal per caso? :)))))
(Frank) Eh eh eh… non mettermi in bocca parola che non ho detto….. ma note sulle chitarre puoi metterle…..e forse non sbagli di molto il tiro……..Per ora ci siamo divertiti tantissimo nel fare quello che hai sentito e che invito a scaricare GRATUITAMENTE ED INTERAMENTE (NON SONO DEMO) a tutti coloro che ne hanno tempo e voglia dal sito ufficiale www.arachnes.it.
E il nostro divertimento ci andava di regalarlo ai nostri fans, piuttosto che alle case discografiche.

Avete intenzione di partire in tour e per quanto riguarda la promozione come sta andando con la Scarlet?
(Enzo) Per un tour ci stiamo pensando, e del resto è una cosa che ha senso solo se ben articolata e puntuale, cosa non sempre facilmente realizzabile. Per il resto va tutto benissimo, fra noi e la Scarlet c’è peraltro un ottimo rapporto di fiducia, potrei citare il nostro rapporto come un ottimo esempio di “democrazia discografica”. Eccolo, è il partito che mancava!!!

Come mai nel disco è presente un pezzo come “Blues variation”? Omaggio ad ELP?
(Enzo) E’ un omaggio a loro, ma anche a Mussorgski, giacché il tema principale proviene dai suoi “Quadri di un’esposizione”. In fondo è un omaggio anche allo strumento, l’organo Hammond, che amiamo moltissimo, ed io in particolar modo.

Ho terminato le domande, e vi lascio lo spazio per dire quello che volete hai nostri lettori….Grazie per l’intervista e a presto.
(Frank) Grazie a tutti voi che come noi sostenete la giusta causa, ovvero la “buona musica”! Grazie quindi a tutti gli internauti che come me frequentano il portale heavy-metal.it e a tutti coloro che sono venuti e verranno a trovarci su www.arachnes.it. A presto!

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