Dopo quella bella sorpresa che fu “Waking the Dead”, targato 2002, ecco finalmente nei negozi un nuovo lavoro targato L.A.Guns: “Rips the Covers Off”, come ironicamente suggerito dal titolo, non è tuttavia una collezione di nuovi pezzi bensì una serie di cover che vanno a tributare un po’ tutte le varie band la cui influenza ha contribuito a creare il tipico sound del gruppo capitanato da Phil Lewis.
Dopo, ahimè, la dipartita (definitiva?) del chitarrista e fondatore Tracii Guns, ora nei Brides of Destruction insieme a Nikki Sixx, qualche nube di dubbio era legittimamente comparsa all’orizzonte, e l’annuncio dell’uscita di un album di sole cover non fu invero molto rassicurante.

Fortunatamente, la band sembra comunque aver assorbito bene il colpo, e lo testimonia un album insospettabilmente piacevole e vivace. La cosa che piacevolmente stupisce è come ciascuna cover, pur se proveniente dal repertorio di artisti fortemente caratterizzanti nonchè piuttosto diversi l’un l’altro, riesca tuttavia a suonare sempre come “una canzone degli L.A.Guns”.
Il merito è certamente dovuto alla compattezza della band e soprattutto alla voce di Phil Lewis, più che mai duttile e di grande personalità: altrettanta importanza ha però avuto, a mio avviso, anche l’ottima scelta dei brani, in grado di rievocare efficacemente tutte le varie sfaccettature dello stile dei losangelini attraverso delle cover mai troppo stravolte ma sempre molto “sentite”.
Highlights del disco sono le potenziate ed irresistibili “I Just Want to Make Love” dei Foghat e “Custard Pie” dei Led Zep, l’insospettabilmente riuscita versione hard di “Moonage Daydream” di Bowie e l’ottima “Marseilles” degli a me prima sconosciuti Angel City.
Molto bene anche la fedele cover degli Hanoi Rocks (“Until I Get You”) ed i pezzi di Aerosmith e Saxon, resi con piglio feroce e dannatamente coinvolgente.
A chiudere il disco, inoltre, troviamo anche due bonus tratte da “Waking the Dead” e qui presenti in versione live.
La produzione, come sul precedente album, è opera del celebre Andy Johns (già al lavoro con Led Zeppelin, Van Halen, Free, Jethro Tull, Rolling Stones…), quindi una autentica garanzia.

Sostanzialmente “Rips the Covers Off”, anche per la sua peculiarità di album di cover, non può definirsi una “uscita imperdibile”: sappiate comunque che si tratta di un disco piacevole e ben riuscito, in grado di risultare interessante anche per chi non è necessariamente un fan del gruppo californiano. Promossi con un sette pieno, in attesa di nuovo materiale originale.

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