Giunge al debutto discografico il gruppo dei Knight Area e purtroppo non ho reperito informazioni di eventuali precedenti demo ed in particolare la sua nazionalità. Nel flyer in mio possesso il gruppo ci tiene a precisare che la musica che propongono si rifà ai mostri sacri del prog rock quali IQ, Genesis, Pendragon, Camel, Arena e Spock’s Beard.
Sinceramente, per alcune soluzioni utilizzate si potrebbero aggiungere anche i Pink Floyd ma comunque sono presenti in maniera abbastanza marginale.
La produzione è molto pulita e fa risaltare la fortissima, anzi principale, anima sinfonica della musica in cui oltre alle tastiere trovano spazio anche i flauti e le fisarmoniche.
I (molti) musicisti coinvolti in questo progetto si alternano nei brani e non sono presenti tutti contemporaneamente, probabilmente per mettere in risalto le varie influenze di ciascun musicista.

Il fatto che il gruppo abbia una profonda anima sinfonica fa si che la musica proposta sia molto atmosferica e d’effetto giocata molto su stacchi e cambi di melodia improvvisi e mai banali. Il gruppo ha un ricercato gusto per la melodia tralasciando spettacolarizzazioni tecniche molto in voga negli ultimi anni; capacità tecniche che comunque si notano in tutti i cinquanta minuti di questo album.
L’uso delle chitarre distorte è notevolmente ridotto preferendo quindi le chitarre acustiche o comunque arpeggiate o elettriche solo per l’esecuzione degli assoli. Viene messo parecchio in evidenza l’uso del basso che conferisce profondità ai brani.
Le canzoni che maggiormente risaltano per bellezza o emozioni che suscitano sono la sognante “The Gate Of Eternity” o la più dinamica “Conspiracy” per il contrapporsi di chitarre e tastiere.
Da segnalare anche la più allegra “Forever Now” che alterna parti più marcatamente rock a parti più marcatamente prog. Interessante anche “Conviction” in cui ricoprono un ruolo essenziale le chitarre e i cori.
Ad ogni modo anche le altre canzoni non sono poi male e si fanno ascoltare piacevolmente.

Questo lavoro soffre decisamente di poca incisività nei brani. Alcuni hanno dei ritornelli più d’effetto, come ad esempio “Moods Inspiring Clouds”, ma che non sono il punto di forza del brano. In generale è un album senza grosse pretese; ben scritto e ben suonato ma con poca verve.
Buono di sottofondo. Il gruppo sembra avere dei buoni margini di sviluppo e confido in un prossimo album più efficace e incisivo.

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