Ci si dovrebbe ricordare un po’ più spesso di gruppi come gli Extrema, giusto per convincersi che l’Italia non è solo la fucina di tante edulcorate formazioni di speed metal sinfonico. L’heavy moderno e contaminato, che ha una serie di interpreti validissimi dalle nostre parti (Unwelcome su tutti), deve molto a dischi come “The Positive Pressure Of Injustice” o “Better Mad… Than Dead”, esemplari assolutamente innovativi nella realtà peninsulare, causa la loro mistura indiavolata di thrash, hardcore, gangsta-rap e improvvise aperture melodiche.
Proprio “Better Mad… Than Dead” ha raggiunto lo status di pietra angolare del “nu-metal italiano”, con quel bilanciamento perfetto tra strofe serrate ed iper-violente e ritornelli dall’appeal assolutamente musicale. Una sorta di Deftones scevri da ogni implicazione filosofico-esistenzialista, o, se preferite, i Machine Head capaci ancora di comporre musica accattivante. Poco importa se la curva evolutiva degli Extrema ha fatto storcere il naso a più di un nostalgico del suono sporco e grezzo degli esordi: a chi ha aperto le danze per Slayer e Metallica è ampiamente concesso di sperimentare.
E’ proprio la sperimentazione, assieme a quell’impatto un po’ gigionesco che da sempre ha contraddistinto gli Extrema, a farla da patrona in “And The Best Has Yet To Come”, antipasto dell’imminente full lenght dei Nostri. Dieci pezzi tra rarità e b-sides che spaziano tra deflagrazioni hardcore (il trittico iniziale straborda energia e freschezza compositiva, “The World Decline” in particolar modo), convintissimi inni pro-A.C. Milan (sic!) e le esilaranti collaborazioni con gli gli Articolo 31 (“Mollami/M’hai Rotto” è qualcosa di meravigliosamente demenziale, proprio perché non è sua intenzione essere demenziale…). Un paio di remix (“Dude”, “All Around”) dall’ultimo, fortunato, “Better Man… Than Dead” e la chiusura in grande stile con la rivisitazione compressa dell’inno dei Dead Kenneys, “Too Drunk To Fuck”.

Di carne al fuoco ce n’è, e tanta, e l’oggettiva carica emotiva di tanti pezzi mi rende quasi obbligato a staccare da questo disco l’etichetta “For fans only”. Un album quasi necessario, di questi tempi.

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