Da Cracovia con furore più o meno… Doominicanes, secondo album per gli Evangelist, denota già dal titolo una medio-bassa originalità in relazione ai temi affrontati: la religiosità come tematica principale del disco, viene catturata dall’anima doom, preparandoci così ad un certo terreno per quello che ascolteremo relativamente ai testi.

La track di apertura “Blood Curse” è ispirata a storie bibliche alla “The wandering Jew” dei Reverend Bizarre, “Pain and Rapture” racconta della devastazione dell’inquisizione e “ Militis Fidelis Deus” parla della prima crociata dal punto di vista di un crociato. Il suono è disciplinato, pulito, non ha sbavature e la pesantezza che si respira non annoia. Buona la parte heavy che stacca dall’atmosfera funerea: in fondo, per divertirsi, bisogna anche saper guardare la morte e la disperazione dall’alto e loro lo hanno saputo fare, grazie a quei lunghi assoli coinvolgenti che sia in Deadspeak , sia nell’ultima track, fanno da padroni. Valida la parte vocale, anche se in alcuni tratti è piuttosto sforzata, creando un risultato non proprio così naturale e quindi non molto credibile. Tuttavia ben strutturato dal punto di vista compositivo perché fluido e lineare.

Pezzo preferito e migliore è “Militis Fidelis” Deus, dove si trova finalmente una variante più accentuata, sia per la più presenza di Heavy , che alla interpretazione vocale con tanto di scream e coro che personalizzano un attimino la classicità e il rigore doom. Similitudini? Beh i Candlemass sicuramente saranno orgogliosi di essere i padri ispiratori degli Evangelist.

Critica (aspra) critica : L’intenzione commerciale di nascondere i nomi, come abbiamo visto per altri gruppi, spesso non mostra un risultato pressoché brillante se poi quello che si va ad ascoltare è la discreta copia di un altro gruppo simbolico del doom: tanto vale fare delle cover e mettere i propri nomi, oppure spiccare il volo dal proprio nido ispiratore e creare qualcosa di molto più potente ed apocalittico.

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