Prendi un maiale, trattalo male, fallo gridare per ore… potremmo cominciare così, sulle soavi note di “Teorema”, song culto della musica leggera italiana, questa recensione. Oppure potremmo cominciare con un: dio mio che peccato! Per pietà basta!
Si, perchè mettiamo subito in chiaro le cose in modo da evitare di far perdere tempo a chi non è interessato profondamente alla materia: la musica è ottima, di altissimo livello, i quattro sono bravi e ci danno dentro. Però il cantato è un suino che grugnisce senza forma nè sostanza che alla lunga, devo dirlo per la prima volta nella mia carriera non di “scribacchino” ma di patito di musica, dà davvero fastidio. Una massa informe e senza senso in cui non si capisce non una parola ma forse nemmeno una lettera, mascherato tutto com’è in questo rutto lungo 27 minuti. Tanto da farmi dire, una volta nella vita, basta. Basta perchè fastidioso per le orecchie. Niente di nuovo, zero novità, e peccato lo dico ancora una volta, perchè le potenzialità ci sono tutte per poter crescere e diventare qualcosa di importante nel mondo metal.
La musica, brutale, decisa, coesa e compatta, con un batterista tarantolato e chitarre distorte oltremodo a rendere disturbato e malato il tutto, a creare quel nauseabondo sapore di bassifondi di mattatoio, con le pareti intrise di sangue e personaggi muniti di mannaia che si aggirano nella penombra alla ricerca del maialino perduto.
Però non basta, la musica è fatta di suoni, ok, ma anche di parole, o almeno in questo caso paiono queste le intenzioni. Alzi la mano chi ne riesce ad individuare 10 in tutto l’album.
Ok, il brutal gioca a volte su questo baritonale ed informe modo di esprimersi, però questa volta credo si sia elevata l’asticella troppo in alto, o meglio in basso: la voce copre spesso quanto di buono viene creato dagli ispirati musicisti (oddio ispirati, diciamo bravi, ma non ispirati perchè niente di nuovo c’è in questo disco lungo 27 minuti).
E allora torniamo al punto di partenza: a chi può essere rivolto questo album? Difficilissimo da dire, forse ai soli appassionati, non tanto del genere, ma di questo tipo di violenza sonora senza compromesso alcuno, in cui l’importante è brutalizzare gli strumenti ed ingoiare il microfono, in un continuo turbinio di veloci note e di rigurgiti dello stomaco. Per cui avvicinarsi con cautela a questo album, potreste ritrovarvi un giorno da soli in casa, a sperare che il macellaio con la mannaia non stia salendo le scale per venire a chiedervi se il maiale non fosse a casa vostra! Paurosamente violenti. Maneggiare con molta cura. E solo se davvero appassionati.

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