Attivi sin dal 1998 gli italiani Arachnes hanno saputo collezionare nel corso di questi anni tutta una serie di album che si sono rivelati uno più bello ed interessante dell’altro. E ora, in quest’inizio 2006, la band dei fratelli Caruso ritorna con “In praise of science”, platter che vede gli Arachnes allontanarsi dal classico sound power metal, che contraddistingue da sempre le loro composizioni, per andare ad abbracciare ed esplorare territori prog.

Il disco parte un po’ in sordina, con un intro di pianoforte classico davvero troppo lungo ed anonimo, ma la band si riprende con l’opener “Gothic description” che alterna momenti cadenzati a parti più virulente mentre ottimi sono i momenti solisti di chitarra e tastiera; si prosegue all’insegna del prog più complesso e ricercato con la successiva “Just try and hit me”, dove le influenze power metal fanno timidamente capolino durante lo scorrere del pezzo grazie all’uso di ritmiche di chitarra dirette e lineari con riff semplici ed intuitivi, mentre d’effetto è il cadenzato break centrale che vede nuovamente chitarra e tastiera darsi battaglia in fase solista in un alternarsi continuo di fughe. Da qui in avanti l’ascolto del disco diventa tutto in crescendo: ”The dark side of my mind” è il pezzo più oscuro di tutto questo nuovo album, con tastiere cupe ed oppressive che lasciano in seguito spazio ad una strofa più ariosa fino ad arrivare ad un ritornello corale che vede un’ottima prova da parte del singer Enzo Caruso. Interessante è “Mediterranean suite”, brano interamente strumentale diviso in tre movimenti molto evocativi che alternano parti tipicamente new age a momenti melodici e dannatamente incalzanti che vanno a sfociare nel prog. Arriva anche il momento della ballad e “A secret sky” riempie con le sue note l’aria, con un Enzo Caruso davvero ispirato dietro al microfono e il fratello Franco lanciato in un emozionante solo di chitarra che si sposa magnificamente con la linea melodica della canzone. Ma il disco non è ancora finito, e ci troviamo ancora di fronte a brani veramente interessanti e complessi ed ecco arrivare la cadenzata “Schizophrenia” che vede complicate ritmiche di chitarra creare intricate atmosfere musicali, mentre la successiva “Nightmare” spiazza leggermente l’ascoltatore grazie a momenti propriamente blues che si frappongono a ritmiche prog e a un ritornello davvero azzeccato. Ancora largo spazio al blues con la successiva “Blues variation” per arrivare alla conclusiva “Knowledge” che rimanda con le sue tastiere agli Europe e al Malmsteen più ispirato.

“In praise of science” è un album parecchio accattivante ed interessante. Inizialmente questo disco non mi aveva colpito in maniera particolare, ma con l’andare degli ascolti ho imparato ad amare le nuove composizioni degli Arachnes e alla fine mi sono reso conto che la band italiana è riuscita a creare un album davvero interessante, con ottimi pezzi e tanta ottima musica.

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