Con “Requiem: Songs For…” i cechi Euthanasia calano il sipario sulla vita e immergono la loro linfa compositiva nei momenti ultimi del tempo legato all’uomo: la morte, il sogno, il ricordo. Le chiavi di accesso a questa musica terminale sono eterogenee e di diverso spessore: dal cantato in lingua madre del gruppo, il ceco; all’uso abbastanza frequente di violini, che addolciscono le note rendendole malinconiche ed estatiche; all’uso di strumenti più frequenti nel metal: chitarre heavy e un lavoro ritmico incisivo e protagonista. Il genere che nasce da questi elementi è arduo da classificare, proprio per le pennellate scomposte che lo dipingono. In linea generale lo si può avvicinare a un death melodico molto vicino a partiture heavy metal, che contengono suoni che, apparentemente, potrebbero sembrare gotici, ma che in realtà sono solo decorazioni aggiuntive a strutture ben classificabili all’interno dei due campi sopra citati. La voce molto profonda e i tempi sempre intermedi fanno si che tutta questa musica abbia un potere sempre avvolgente e rilassante, mai caricandosi di emozioni esagitate o angosciose, vivendo semmai dell’articolazione e facile comprensibilità di un suono barocco, costruito da organi multipli tendenti ad intrecciarsi.
Fra gli aspetti meno convincenti di questo album, aspetti che penalizzano poi tutto il risultato, sono da citare la voce, che spesso compare pulita, ma che non possiede l’intensità e l’espressività necessaria per tali melodie, e il lavoro in sede riffing, che si mantiene su livelli piuttosto mediocri, senza mai dimostrarsi interprete acuto delle visioni trattate nelle lyrics (tutte di carattere esistenziale, confessionale). Tra i brani migliori, eventualmente da provare, si segnala “Chimera”, la più estatica (e purtroppo atipica), l’unica in grado di materializzare lo stato vacillante dell’anima di fronte all’oscurità.

“Requiem: Songs For…” è quindi un lavoro che si potrebbe definire con una sola parola: eclettismo. Come tutti i parti di tale termine, questo album sembra assemblare elementi provenienti da maestri distinti in un risultato gradevole, ma mai particolarmente entusiasmante o personale.

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