Dal Belgio ecco arrivare in redazione una copia promo dell’ultimo lavoro degli Enthroned. Fautori di un blackmetal molto diretto fin dai primi anni novanta eccoli finalmente uscire con il loro primo album per Napalm Records.
Molte cose sono cambiate dai tempi di “Towards the skullthrone of Satan” : per prima cosa pare che finalmente il gruppo abbia imparato a suonare! Forse la mia è pignoleria derivata dall’essere io stesso un musicista ma penso fosse molto facile notare che, ad esempio, su alcuni brani del precedente album “The Apocalipse Manifesto” alcune parti fossero state suonate fuori tempo; sensazioni e dubbi che poi mi furono confermati quando mi capito’ di vedere il gruppo di spalla ai Marduk. Ad ogni modo siamo qui per parlare della loro ultima release e così faremo.
Il disco in questione è sicuramente molto violento e di sicuro impatto peccato che manchi forse di una buona caratterizzazione dei singoli brani. Procedendo nell’ascolto si ha infatti la sensazione che tutti i brani siano simili facendo così calare l’interesse nel proseguire. Nonostante il disco sia molto monocorde (mi permetto di dire che è una caratteristica molto comune a tutte quelle band in puro Marduk style) i brani sono strutturati in modo sufficiente e costruiti con una discreta abilità compositiva (“Infernal flesh massacre” per esempio è un bel brano, cattivo, veloce e piuttosto vario).
Il sound proposto fa sicuramente pensare a gruppi provenienti dalla Svezia visto che tutto risulta essere molto pulito e “chiaro” lasciando in primissima linea le chitarre. La sessione ritmica riesce a fare un buon lavoro e mantiene il disco su tempi molto veloci inframezzati da qualche sporadico rallentamento utile per spezzare la monotonia delle sfuriate piu’ estreme.
Buono anche il lavoro delle chitarre capaci di alternare riffs piuttosto aperti ad un riffing sicuramente piu’… “isterico” e dinamico. Nota assolutamente negativa è, a mio avviso, la voce. Credo sia quanto di piu’ insopportabile si possa trovare in campo black metal (dopo la voce di Dany Filth ovvio). La timbrica vocale è al limite dell’afonia e anche le costruzioni metriche sono molto monotone e piatte, incapaci di evidenziare al meglio i passaggi strumentali. Una cosa che potrebbe piacevolemente sorprende l’ascoltatore è la presenza di assoli da parte dei chitarristi (ricordo che uno dei due chitarristi proviene dal combo francese “Seth”).

In definitiva mi trovo ad ascoltare un disco mediocre, sicuramente migliore di molta robaccia che purtroppo circola nell’ambiente estremo ma che non riesce però a coinvolgermi totalmente. Questa release degli Enthroned è permeata di mediocrità e non riesce a discostarsi da questo livello a causa di molteplici fattori: la monotonia della musica, la scarsa capacità del vocalist, il suono troppo cristallino e poco personale (tutti ormai sono capaci di avere suoni discreti ma pochi sanno avere un proprio trademark sonoro a quanto pare).
Consiglio l’acquisto solo nel caso siate un fan sfegatato della band o nel caso in cui vogliate conoscere il gruppo. Tutti gli altri credo non ne sentiranno affatto la mancanza.

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