Sembra essere avvolto dal mistero questo act black metal! Il loro sito ufficiale si limita al logo e l’unica fonte di (poche) informazioni giungono dalla blackmetal.com, label che ha prodotto questo Skogen Kaller. Il sito internet dell’etichetta ci informa che il gruppo è norvegese, e la line-up è formata da Lord Hastur Warmachine, mente del gruppo (ma non si sa di quale strumento si occupi) e da musicisti presi in prestito alla “cult band italiana Hate” (sarò ignorante, ma io non li ho mai sentiti).
E’ però preoccupante vedere come alla mancanza di informazioni si aggiunga il fatto che sulla rete ci si imbatta in un demo degli stessi Massemord (“Another Holocaust Rises”) datato 2003 che viene recensito come un lavoro di un gruppo polacco con tanto di “Katowice – Poland” alla voce contatti.
Ultima notizia riguardante il gruppo, saltata fuori subito dopo l’uscita di questo cd, è la morte di uno dei due chitarristi (Vraith). Aggiungiamoci che il booklet sembra che puzzi di zolfo ed otterremo un quadro abbastanza singolare, ma comunque adeguato alla misteriosa alchimia insita nella musica dei Massemord.
A quanto pare le canzoni presenti in questo cd sono state composte tra il 1992 ed il 2001, e questo album è destinato ad essere l’apripista del successivo e vero debut, di prossima uscita e fresco di nuove canzoni. La proposta dei Massemord ha le sue radici nel black metal norvegese in particolare nelle sonorità che abbiamo imparato ad apprezzare grazie agli Enslaved e ai primi Satyricon. Su questa base però i Massemord innestano elementi molto differenti tra loro che vanno a coprire un pò tutto il seminato del black metal più glaciale arrivando anche a lidi cari al progetto Burzum come in “Skogen Kaller Og Vi Svarer” dove a fare da padrone è l’ossessiva ripetitività del riffing accompagnato poi stupendamente, a partire da metà canzone, dalle tastiere. Tastiere che si rivelano un elemento spesso fondamentale per le atmosfere che i Massemord creano, ma per fortuna quando fanno capolino il gruppo non ne abusa.
La voce (molto distorta) insieme alla batteria (che a tratti sembra una drum machine) riesce a creare un sound acido e freddo che conferisce ai massemord quella dose di personalità che non guasta mai. Come detto la varietà stilistica al gruppo non manca e difatti sono molti i modi in cui i Massemord si approcciano al black metal, il che porta ad ascoltare un album molto eterogeneo a livello di songwriting e a livello di produzione (probabilmente ciò è dovuto al lungo lasso temporale in cui sono state composte le canzoni).
Per fortuna però c’è qualcosa che lega insieme tutte queste sonorità, un’alchimia che fa di questo lotto di canzoni un album molto valido. Non si può restare impassibili nel sentire come certe lugubri atmosfere e sonorità non siano solo un ricordo, ma possano vivere ancora grazie a gruppi come questi Massemord… e allora andatevi ad ascoltare “Solen Skinner Ikkje” e “Skogen Kaller Og Vi Svarer” che rappresentano due tracce seminali per tutto il movimento, ascoltate le particolari soluzioni che rendono “Soul Deceiver” una canzone ben fuori dal comune, e concludete con “Den Gamle Festningen”, un marchio che non se ne dovrà andare facilmente dalle vostre orecchie. Ed a questo punto speriamo che le notizie siano vere, che i Massemord stiano per partorire il loro vero debut album… date le premesse c’è veramente da attendere con impazienza.

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