Con il solito ed ingiustificato fare precipitoso che ha fin qui scandito la loro carriera discografica, dopo un anno di pausa, tornano sulle scene gli Ektomorf chiamati ad una prova convincente dopo la meraviglia suscitata da ‘Destroy’ e la delusione causata da ‘Instinct’.

Convinzione restituita solo a tratti dalle buone, ma acerbe, note di questo nuovo ‘Outcast’ che si pone qualche gradino sopra il suo predecessore ma ancora lontano dal picco dell’esordio. I dodici brani che caratterizzano il lavoro in questione, infatti, riescono a farsi piacere, in parte a convincere e prendere l’ascoltatore in tutta la durata di un prodotto che mostra, però, ancora l’urticante difetto di risultare incompleto e migliorabile mediante cura e calma maggiori. Ciò nonostante, la formazione ungherese sembra essersi guardata allo specchio volendo correggere gli elementi spudoratamente derivativi che avevano intaccato il passato.
E’ così che il thrashcore dal sapore di protesta si sfina, si smussa ed acquista personalità assorbendo le ovvie influenze di Machine Head e, soprattutto, Sepultura in maniera più intelligente e ragionata. Artefice di ciò uno Zoltàn Farkas che, dietro il microfono, prende coscienza di possedere capacità proprie ed un’ugola che può prescindere da quella di Max Cavalera, introducendo uno stile sempre più proprio, espressivo e pregno dell’aggressività acquistata nella forte esperienza live. Le chitarre si adeguano e cominciano ad apparire più dinamiche, sciolte e godibili puntando molto più spesso su melodìe, intermezzi gitani ed addirittura aperture acustiche (‘Who Can I Trust’) con un risultato che, pur non risultando nuovo o stupefacente, fa acquistare punti e credibilità. La produzione è quella solita bomba che finora ha donato esplosività alla precedente uscita ma che, in questo episodio, è coadiuvata anche da elementi indice di spirito critico e voglia almeno di provarci come testimonia anche la buona cover di ‘Fuel My Fire’ dei Prodigy che apre nuovi spiragli futuri per una band a cui mancano solo solo calma e pazienza.

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