E’ bello sapere che in qualche oscuro anfratto del sottosuolo inglese sopravvive il punk nella sua forma più pura. Attitudine incompromissoria, slogan politicizzati e politicizzanti, ideali di anarchia, comunismo estremo, pacifismo, denuncia alle efferatezze della moderna società globalizzata.
I Conflict sono uno dei gruppi maggiormente intransigenti e integralisti del punk: in giro da più di un ventennio a calcare i palchi in ogni manifestazione di destabilizzazione del sistema, tornano nel music-biz con “Carlo Giuliani”, un antipasto del loro imminente full-lenght (in uscita intorno a fine maggio).
La forma e la sostanza sono sempre le stesse: un punk/core asciutto e primordiale, saturo di ribellione e violenza.
Una voce al vetriolo, una sezione ritmica incessante e indemoniata, chitarre psicotrope. I gemelli dei Dead Kennedys, insomma, i loro compagni di sbronze e guerriglia urbana.
La materia a disposizione in “Carlo Giuliani” è esigua: due pezzi audio e un videoclip in formato dvd e mpeg.
Apre le danze proprio “Carlo Giuliani”, un tributo diretto e fragoroso al tristemente noto manifestante del G8 (con relativo supporto visuale, eccellente ed efficace da ogni angolazione lo si tenti di analizzare). Segue “A Gaping Hole”, alternativa alle ignomie letali dei Crass e degli Exploited.
Solo un paio di brani, schegge vagamente crust che sono lo specchio di un tempo e uno spazio che paiono diluiti nel pressappochismo e nella gentilezza aberrante di troppo indie-rock.
Punk is not dead: è il caso di dirlo?

Vincenzo “Third Eye” Vaccarella

A proposito dell'autore

Post correlati