L’irriverente, incisivo e diretto modus operandi musicale di Enrico Giannone (leader maximo dei sottovalutati Undertakers) che si incontra con uno spirito estremamente pulp, grottesco e tamarro: tutto questo e molto altro è racchiuso all’interno del progetto CIAFF.
Nessun monicker poteva essere più adatto per dare un’idea della direzione stilistica intrapresa dalla band in questione grazie anche al duplice significato attribuibile allo stesso. Da un lato il significato onomatopeico del rumore di uno schiaffo a rappresentare l’aggressività e la violenza con cui si è deciso di esprimere la propria proposta musicale, dall’altro una questione di “attaccamento alla maglia”, alle proprie radici, quelle partenopee. Il Ciaff è, infatti, un acronimo dialettale utilizzato per definire un personaggio scomodo, diretto, che non le manda a dire: proprio come l’alter ego che i quattro musicisti interpretano in questo side-project oggi purtroppo sciolto. I brani sono asimmetrici, folli, talvolta irritanti nel loro fare dissociante che spezza il già instabile flusso sonoro con continui interventi vocali beffardi e spezzoni audio di vecchi film. Tra citazioni musicali che vanno dagli Agnostic Front agli stessi Undertakers i nove brani scorrono colpo dopo colpo trasudando un senso di ribellione (“Pigs In Uniform” ne è un esempio lirico ma, anche e soprattutto, musicale) e sofferenza sempre condite dalla “cinica” ironia filo conduttore del disco. Quella stessa ironia che impreziosisce i testi rendendoli valore aggiunto di “The Southern Command Of Violence”.
Un album che i più ignoreranno per lo spirito underground e “locale” con il quale è stato concepito ma che riesce ad assumere una valenza assoluta in qualunque contesto venga inserito. Un vero capolavoro, saggio di duttilità, che riesce a conciliare l’impatto della violenza genuina ed istintiva con un’intelligenza compositiva magistrale come da tradizione Giannone.