Nel prog metal ormai ci sono veramente tante buone band. Tra queste si mettono in risalto i Danesi Chrome Shift che mi hanno colpito molto positivamente con il loro album di debutto, di cui potete leggere la mia recensione.
L’intervista è stata molto proficua: il chitarrista è stato un vero fiume in piena.
Ciao Otto. Da poco ho recensito il vostro album di debutto e l’ho trovato molto buono.
Per iniziare, vorresti raccontarci la storia del gruppo?
Il gruppo è stato fondato da JC (basso) e me, dopo lo scioglimento della nostra precedente band (Shane), che avevamo dal 1997.
Dopo aver cercato dei musicisti senza fortuna per circa un anno abbiamo contattato da Poul (batteria). Ci trovammo nella condizione di fare una scelta cruciale: volevamo un batterista senza limitazioni, e quello fu Poul. Jakob fu il successivo che contattammo.
Secondo me è un vero fenomeno nei Chrome Shift. Lui è decisamente il membro più creativo e produttivo del gruppo, molto professionale e tecnicamente e musicalmente è un mostro.
Così il primo anno suonammo solo musica strumentale mentre cercavamo faticosamente un cantante. In Danimarca è quasi impossibile trovare qualcuno che voglia provare il suo talento sul tipo di musica che suoniamo.
Ma poi, alla fine, trovammo Rasmus.
Iniziamo quindi a parlare dell’album. Come è stato accolto dalla stampa di tutto il mondo?
Abbiamo ricevuto recensioni piuttosto entusiastiche ovunque. Devo ammettere che è stata una grossissima sorpresa.
Ci sono così tanti ottimi gruppi in giro! Resto ancora diffidente nei confronti di queste recensioni. E’ come se si stesse parlando di qualcun altro. Ma in realtà siamo noi: l’accoglienza della stampa è stata raccolta largamente dal pubblico che viene ai nostri concerti. Che momenti incredibili!
Personalmente ritengo che nel vostro debutto ci siano meno riff aggressivi e suona più progressive rock (come per esempio gli Yes) ma con un’attitudine heavy metal.
Sei d’accordo?
Hmm… sì, si può descrivere la nostra attitudine in quel modo. Ma non è voluta. Il nostro obiettivo è certamente quello di essere liberi di scrivere la nostra musica.
Il sound infine è un prodotto con così tante variabili che è difficile puntualizzare esattamente su cosa facciano i Chrome Shift. La voce di Rasmus, la presenza massiccia di tastiere, il suono rock della chitarra a sette corde?
E’ un miscuglio di tutto ciò. Mi chiedo cosa suoneremo nel prossimo album, specialmente se potremmo avere maggiore tempo e dei soldi in più per lavorarci.
Sei soddisfatto dei risultati raggiunti?
Considerando che il prezzo dell’intero album con il missaggio e la masterizzazione era uguale al prezzo di un buon amplificatore per chitarra e che abbiamo avuto dieci giorni per fare tutte le cose devo proprio dire che sono soddisfatto!
Per essere onesto, principalmente il risultato professionale del lavoro è tutto merito del nostro buon amico Jakob Hansen (produttore e ingegnere).
Puoi dirci brevemente di cosa parlano i testi dell’album?
Generalmente i testi vanno dalla fantascienza pura (Ripples) ai sogni come disegni (Through) che servono all’uomo per realizzare le cose suggeritegli dai loro sogni.
Per me scrivere i testi è sempre un modo per realizzare le cose che non sono possibili nella vita reale. In modo totalmente libero, ma poi i testi e le parole (così come la musica) hanno un loro modo.
Una parola ne richiama un’altra, un disegno ne chiama uno successivo, così che per me scrivere è piuttosto inconscio, in un certo senso. Veramente non c’è una linea rossa, solo inclinazioni con certi temi e stati della mente.
Cosa significa Chrome Shift e come mai l’avete scelto?
Il nome Chrome Shift deriva dal nome di una canzone che JC ed io avevamo scritto per la nostra precedente band.
Non ricordo esattamente come successe, ma la canzone si adattava molto bene al gruppo (suoniamo ancor oggi quella canzone). In quel periodo discutevamo per il nome del gruppo (e che disccussioni che facemmo!).
Fu il solo nome che venne accettato da tutti, e quello fu scelto. Rappresenta molto bene la nostra musica come… spostarsi nel suono e nel ritmo.
Qual è la canzone più rappresentativa dell’album e perchè?
Siccome la nostra musica rappresenta diverse attitudini devo scegliere due canzoni piuttosto che una sola: “Full Moon”, in varie maniere la canzone preferita dalla band, e “Nightmachine”, che è in perfetto equilibrio e si adatta fisicamente e mentalmente da suonare dal vivo.
JC aveva un piccolo sequencer recording del riff portante. Penso che ho scritto il resto in uno o due pomeriggi mentra guardavo una luna piena in autunno salire suoi fiordi dove vivo.
In quel periodo ero anche occupato a leggere libri sui deserti. Queste cose si incontrarono insieme nelle parole di “In my own Dream”: la prima canzone che il gruppi suonò insieme.
La scrissi in un periodo di transizione, dopo che JC ed io sciogliemmo il precedente gruppo. Da allora è stata in lavorazione per quattro anni. Originariamente aveva un intermezzo strumentale di quattro minuti.
Fu registrata per il nostro primo demo ma poi non si adattava al naturale scorrere delle canzoni e riscrissi la parte centrale aggiungendo il solo di chitarra. Il testo ruota intorno ad alcune parole che disse Jimi Hendrix supponendo che le abbia scritte sull’ultima nota prima di morire. Una strana canzone che amo.
Andiamo sul personale. Puoi dirci com’è nata la tua pasione per la musica, qual è stato il tuo primo album di metal/hard rock/rock e quali sono i cinque album che suggeriresti per iniziare ad ascoltare metal?
Ok. Essendo un chitarrista ti darò il mio punto di vista. L’album che mi ha profondamente segnato su quello che io chiamo pesante è Jimi Hendrix Experience “Are you experienced”. Non ci sono dubbi su questo! Poi venne Led Zeppelins “IV” che cambiò le mie direzioni musicali.
Yes “Close to the edge” fu l’album della svolta verso il prog rock. Penso che era e sia ancora un album rivoluzionario. Ruppe ogni regola e ogni aspettativa all’epoca.
Non ascolto granchè metal quindi accetta la mia lista di album non metal per rispondere alla seconda parte della tua domanda.
Planet X “Live from OZ”, Steve Vai “Live in an ultra World”, Pain of Salvation tutti i loro album, Liquid Tension Experiment entrambi gli album e Joe Satriani “The Extremist”.
State scrivendo nuove canzoni per un secondo album?
Oh sì! Abbiamo materiale sufficiente per due album almeno… Ma ci vuole del tempo per fare le cose bene. Ci stiamo lavorando proprio in questi giorni.
Com’è la scena heavy metal nel tuo paese?
Ad essere onesto non saprei proprio. Da quel che posso giudicare penso che non ci sia!
Originariamente venni a conoscenza di voi navigando in internet alla ricerca di un nuovo album da acquistare. Credi in internet come mezzo pubblicitario?
Beh, è una medaglia con due facce. Naturalmente si può trovare parecchia musica nella rete da acquistare, MA, nello stesso tempo, puoi scaricare interi album senza pagare un centesimo per essi.
Vorrei sapere in quanti hanno il nostro album … Altre band non hanno venduto molti album nonostante le buone recensioni. Diventa quindi difficile per noi realizzare altri album.
Siamo in chiusura. Adesso, Otto, come è nostra tradizione ti lasciamo uno spazio per spiegare ai nostri lettori perchè dovrebbero acquistare il vostro album.
Come ho detto prima, se comprate il nostro album sicuramente ci aiutate a poterne realizzare un altro.
Ad ogni modo, acquisterete un album di heavy prog rock molto vario, che non è facile da catalogare con delle linee musicali e dei cori che non lasceranno le vostre orecchie per giorni!
Ciao Otto, grazie per la simpatica chiaccherata.
Grazie a te per l’interesse dimostrato verso di noi e per aiutarci in questo modo.