La Spagna sta vivendo, da un paio di decenni a questa parte, un fiorire di band impressionante e si potrebbe tracciare un interessante parallelo tra la scena della penisola iberica e quella della penisola italica, ma il paragone sarebbe impietoso, non per qualità o quantità di band, ma per il supporto da parte dei fan: Spagna i Mago De Oz riempiono gli stadi, da noi i Folkstone (seppur arrivati molto dopo, in effetti, ma è per restare più o meno all’interno dello stesso genere) riempiono locali da 200 persone se va bene. L’appoggio del pubblico per le band di casa gioca un ruolo fondamentale nella crescita di una scena e questo pare che gli spagnoli l’abbiano capito molto bene. Tutto questo per introdurre l’ennesima band proveniente dalla terra del Cid Campeador, ovvero i Calibre Zero che si apprestano a vagliare la soglia del secondo album in studio con il qui presente “Inmune”, disco di roccioso e solido heavy metal come nella miglior tradizione, ma con qualche inserto di stoner qua e là, soprattutto nella chitarra di Miguel. L’aspetto compositivo si basa sulla regola d’oro che sembra andare per la maggiore al giorno d’oggi, “Keep it simple” (trad. falla facile), cioè non inserire barocchismi ed orpelli inutili quando puoi andare dritto al punto. Un po’ Motorhead ed un po’ punk, i Calibre Zero piacciono per la loro attitudine di non fermarsi davanti a nulla, tant’è che si arriva alla fine del disco senza particolare sforzo, anche se la voce del cantante Ricardo dopo un po’ risulta essere leggermente monotona.
Non ci sono brani che spiccano su di altri, ma tutti si assestano sulla medesima linea senza variare più di tanto l’approccio del quartetto verso la musica. Tutto questo si trasforma in una bomba ad orologeria pronta ad esplodere perché, se è vero che i Calibre Zero troveranno nell’appassionato di musica dura un buon ascoltatore, è anche vero che costui si stuferà presto di sentire un disco sempre uguale a sé stesso, che spara subito tutte le sue cartucce senza pensare a tener nascosti i proiettili migliori. E così “Inmune” diventa un disco da assaporare velocemente perché altrettanto in fretta si spegne, essendo così destinato a rimanere nello scaffale della nostra collezione a prender polvere. Spiace dirlo, ma purtroppo la scelta di questi allegri ed incazzati spagnoli non ha pagato più di tanto.

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