Artwork orrendo, suoni non malvagi ma più che obsoleti e testi del peggior Fred Durst; sono queste le caratteristiche che, in ordine più o meno sparso, emergono da “Human Creatures”, seconda fatica degli svizzeri Annulation. Per quanto riguarda chi scrive la descrizione si potrebbe anche arrestare qui, ma cause di etica morale obbligano ad andare avanti per una questione di rispetto verso chi un lavoro, seppur molto modesto, ha avuto la sfrontatezza ed il coraggio di portarlo avanti.
E’ nota a tutti l’importanza che hanno band seminali per la crescita stilistica di qualunque formazione musicale; ma quando, come in questo caso, si tocca il fondo riproponendo in maniera sciatta, impersonale e monocorde ciò che altri (in questo caso i Sepultura) hanno meglio fatto a distanza di qualche decade viene voglia di estrarre il disco dallo stereo per lasciarlo soffocare dalla polvere da cui ha avuto origine. In questa fitta tundra di riferimenti a quel passato che sarebbe meglio definire “vecchio”, se non scaduto, è un’ardua impresa trovare qualcosa che prescinda dall’inconcludente violenza sonora di cui si fanno portatori i quattro svizzeri. Per entrare più in dettaglio sull’analisi della proposta si potrebbe avanzare una descrizione, forse azzardata, ma quanto mai indicativa: brani che per prediligere la violenza vengono privati di ogni espressività, growl assassino ma ordinario quanto basta per allinearsi con il resto del disco, un basso invasivo e ronzeante che (complice la produzione) non fa altro che sporcare ciò che rimane di candido e brillante.
E’ indubbio che a qualcuno, collezionista di album duri e puri, amante delle copie conformi e del “basta che sia metal” troverà qualcosa di interessante in questo anonimo lavoro, ennesima pietra miliare del non-sense dell’estremo, purtroppo sempre più ricco e florido.