Generalmente è difficile trovare un concept, vuoi letterario o inventato che sia, in un album doom. Il romanzo di Melville, Moby Dick per l’appunto, è uno di quei casi che però si adattano perfettamente allo scopo. Il suono pesante, lento e opprimente del funeral rende benissimo l’eterna sfida tra il capitano e la sua balena. Ed i tedeschi Ahab riescono pienamente nell’intento. Musicalmente non ci si discosta dai classici stilemi del genere (così come loro intendono intenzionalmente tributarlo) ma, come tradizione insegna, è sempre possibile sfornare lavori di buona fattura. Ed ecco che growls pesantissimi, chitarre ribassate al limite della saturazione, tempi lenti quasi inumani, raccontano questa storia tradotta in note, insinuandosi nelle nostre ossa come un’ondata di acqua gelata, quasi a essere noi stessi in mare a fianco del prode Ahab. I brani spaziano dalle composizioni più pesanti come l’opener “Below The Sun” o “The Hunt”, a quelle più epiche di “Old Thunder” o la conclusiva, mastodontica “Ahab’s Oath”. La lunghezza si assesta sempre attorno ai dieci minuti, risultando comunque poco noiosi e abbastanza vari nel complesso, spostandosi tra passaggi piu oscuri a quelli piu evocativi, mescolandovi solo di chitarra stridenti e corrosivi. Menzione particolare per gli estratti dal film interpretato da Gregory Peck che inframezzano “The Sermon”, un buon tocco di stile.

Bene, che altro aggiungere.. Uno dei migliori debut del genere che mi sia capitato fra le mani, se non uno dei più bei dischi doom degli ultimi anni. Se ascoltate il genere, o vi ritenete abbastanza saldi di nervi per affrontarlo, procuratevelo. Oppure viaggiate in compagnia, sarà lo stesso un piacere.

A proposito dell'autore

Post correlati