Diciamocelo subito: piuttosto che recensire l’ennesimo tributo ai “miei” Saxon avrei preferito fare un articolo inventandomi qualcosa su John Field, compositore nordirlandese tanto caro al ministro Calderoli imitato da De Luigi nella trasmissione della Gialappa’s.

Al di là della pubblicità che possono farsi i gruppi coinvolti, della quale comunque, visto l’interesse che i tributi vanno sempre più assumendo, stento ad afferrarne il valore, non capisco il perchè di queste produzioni, che hanno mediamente un valore nella loro globalità che rasenta lo zero assoluto. Un tributo al Metal da parte di gruppi Ska o anche uno Metal ad un gruppo Pop può pure avere una sua logica o destare curiosità, ma presentare (nella versione normale distribuita in promozione) 18 inutili cover di brani che hanno segnato la storia della nostra musica (“Denim And Leather”, “Wheels Of Steel”, “Heavy Metal Thunder”, “Princess Of The Night” etc etc) mi sembra davvero eccessivo e pretenzioso. Fosse stata almeno la versione limitata del tributo, cioè avessi potuto sentire il disco dedicato all’underground, almeno avrei potuto valutare l’operazione di lancio delle band meno note e forse sarei stato più accondiscendente, ma dovendomi limitare alle 18 formazioni “famose” il giudizio non può che essere negativo. Non sarebbe comunque più sensato, pensando all’idea del secondo CD, tentare di lanciare o diffondere un gruppo usando la sua stessa musica (come ai tempi deille storiche Metal Massacre) piuttosto che “obbligarlo” ad adeguarsi a brani altrui? Quando lo capiranno i discografici che simili realizzazioni hanno l’unico risultato di togliere spazio a cose più meritevoli/interessanti e di intasare inutilmente un mercato che ha già superato ogni limite?

Ad ogni modo, se riuscirete a resistere per 78 minuti sopportando stoicamente l’alternarsi anonimo e noioso dei gruppi della scaletta (sempre che non vi accontentiate veramente di poco per esaltarvi) converrete forse con me che i gruppi degni di menzione particolare siano esclusivamente i Solitude e i conclusivi Twyster, autori di due prestazioni convincenti e personali. Il resto scorre via tra brani appena sufficienti (Seventh Son, Paragon, i maidenianissimi Twisted Tower Dire), ben eseguiti ma troppo fedeli all’originale (StormWarrior, Breaker etc), insignificanti (Dark Age (personali ma inutili), V8 Wankers, Powergod, Reviver), brutti (Torment, Necronomicon, Airborn). Davvero troppo poco anche solo per consigliarvi di provare il tributo in esame, seppure bene o male in linea con gli altri in circolazione.

Lasciate perdere tranquillamente, a meno che non vogliate TUTTO di qualche band partecipante.

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