Se anche per voi una delle cose più divertenti in un disco è andare a leggersi tutti i saluti e ringraziamenti in fondo al libretto, leggendo i credits di molti gruppi thrash della bay area (Testament, Forbidden, Vio-Lence, Defiance, Heathen, giusto per citarne alcuni) vi sarete di certo imbattuti in una band dal nome quantomeno bizzarro, i “Fungo Mungo”.
Dopo una gavetta di diversi anni passati a suonare per i locali della baia di San Francisco, nel 1992 la band di chiara origine ispanica riesce finalmente a pubblicare il proprio primo album su Island Records: “Humungous”, presentato da un artwork spettacolare, rappresentò l’esordio ma purtroppo anche l’unica testimonianza rimasta della band, scioltasi qualche tempo dopo anche a causa dell’abbandono del bassista Arion Salazar, entrato nei Third Eye Blind.
Nonostante il gruppo dividesse come detto il palco con la moltitudine di gruppi metal e thrash che popolavano la bay area a cavallo fra gli anni ’80 e ’90, la proposta musicale è tuttavia, in modo abbastanza curioso, decisamente diversa.
La musica dei Fungo Mungo è infatti un funky aggressivo, eclettico ed aperto a molte influenze, dal funk di scuola Motown all’hip hop di fine anni ’80: forte ovviamente anche l’influenza del metal, che emerge sia nell'”attitudine” del gruppo che nei suoni incisivi, nel drumming spesso heavy, nelle backing vocals in pieno stile thrash e nella struttura stessa delle canzoni.
Il modo più rapido per farsi un’idea del sound dei californiani è comunque senz’altro l’ascolto dei primi tre pezzi del disco, che già ne presentano quasi tutti gli elementi più caratteristici.
Si parte con “Time On My Hands”, dal ritmo funky turbato da scariche più heavy e da tastiere che danno un senso di “sospensione”; “Do You Believe In God” (dal sarcastico testo dedicato ai famigerati predicatori TV) continua il discorso precedente facendosi più heavy ed accentuando i contrasti, introducendo inoltre un uso esaltante dei samples; “Hype Is Stupid” infine porta probabilmente al top quella commistione di generi ed atmosfere che rende intrigante il sound dei Fungo Mungo, mischiando una irresistibile ossatura funky con tastiere ora “sinistre” ora jazzate, stacchi bizzarri e voce in bilico fra il cantato ed il rap.
L’unico vago paragone che mi sovviene è con “Strange” di Joe Satriani, però eseguita con molta più convinzione, fantasia e soprattutto una base ritmica di tutt’altro spessore.
Veramente notevole infatti, in tutto il disco, il lavoro della sezione ritmica: il batterista Jeff Gomes macina ritmi e fill passando con gran disinvoltura da parti da headbanging a micidiali groove funky, mentre il bassista Arion Salazar si dimostra un musicista di gran gusto nonchè pilastro portante della band.
I tre pezzi seguenti (“Brothers And Sisters”, “Homies” e “Downtown Oakland”) sono più solari e, pur mantenendo le stesse caratteristiche prima menzionate, risultano più direttamente funky.
Se infine “S.T.F.U.” è un breve, divertentissimo rap (ricco di samples e suoni bizzarri), nel cui testo i Fungo Mungo non risparmiano “complimenti”, fra gli altri, a Tipper Gore ed al famigerato PMRC, si ritorna più sullo stile dei primi tre pezzi con “Sold Your Soul” (For Rock’n’Roll), “Sex Sells” e la frenetica, caotica “Death Song” che va a concludere il disco.
Un album divertente, ottimamente suonato e soprattutto parecchio originale, anche spiazzante se non si è abituati a certe sonorità, ma di certo un gioiellino che meriterebbe di essere riscoperto, e non soltanto a livello di curiosità.