Nella bio allegata al promo è continuamente usato l’aggettivo unico per descrivere il sound di “Heavilution”, secondo full-lenght degli Heavils. Ma siamo davvero di fronte a qualcosa di unico? Dipende dai punti di vista. Se per unico s’intende qualcosa di innovativo, rivoluzionario o completamente fuori dai trend allora il termine è usato in modo completamente improprio per descrivere il sound della band.
Se la parola unico invece è utilizzata nella sua accezione più generale di saper efficacemente miscelare e spudoratamente riciclare il meglio di Audioslave, Soulfly, System Of A Down ed ultimi Machine Head in un solo disco allora “unico” è quanto di più appropriato si possa scegliere per descrivere le quattordici songs del disco in questione.
I quattro con gli strumenti costruiti con le proprie mani forniscono un buon disco me che sarà, a causa dei motivi appena citati, destinato a rimanere uno tra tanti.

“Outside the circle” e “Get behind me” sono quanto di più appropriato il quartetto potesse scegliere per fare gli onori di casa. Immaginate i Soulfly di “Primitive”, aggiungete riff più veloci e tirati ed avrete in mente un perfetto profilo delle prime due tracks. La voce di Brian si ammorbidisce con una title-track ai limiti del rock per poi tornare con il growl nella
cadenzata “Reflection”, che ha il demerito di suonare moscia a dispetto dei primi tiratissimi episodi. “Space heater” è un bel brano che , purtroppo, sa di già sentito dovendo molto ai SOD di “Toxicity”. L’apice sia qualitativo che compositivo arriva con “Touch”. Quella mente malata che porta il nome di Devin Townsend fa la sua solita comparsa in un disco da lui prodotto dando con le sue acide vocals un tocco di originalità al post thrash del brano in questione. Segue la cover di “Just Got Back” dei Cheap Trick in cui compare come guest singer Miles Nielsen, figlio di Rick. L’album volge alla fine facendo desiderare all’ascoltatore qualcosa che prescinda dalle ottime ma purtroppo sterili citazioni ed il classico mistero da svelare: qualcuno mi sveli l’utilità di diciotto minuti di outro fatti di versi e nient’altro.

Un disco veloce, aggressivo e violento, supportato da una produzione a dir poco ottima, etichetta di tutto rispetto musicisti con doti tecniche non indifferenti. Insomma gli Heavils hanno tutte le carte in regola per sfondare e forse col tempo riuscirà ad acquisire la personalità per sfornare qualcosa di “davvero unico”….waiting for “Heavilution”.

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