Ai tempi del loro debut i Presto Ballet erano considerati niente più che un divertissement di uno dei padri del Thrash ottantiano, Kurdt Vanderhoof, storico membro dei Metal Church.
Un bel disco di Hard-rock, molto vintage e settantiano, inutile ma godibile, e soprattutto senza pretese.
Ma qualcosa si è rotto nell’alchimia della band. E’ giunto a gran voce un elemento prima mancante: la presunzione.
Ed ecco che, assoldato il fondamentale Brian Cokeley, tastierista nientepocodimenochè dei Vanilla Fudge e degli Earth Wind & Fire, i nostri si lanciano alla ri-scoperta di lidi prettamente prog-oriented, derivati direttamente da Yes e Genesis, con una buona dose di AOR alla Kansas.
Peccato che nonostante le buone premesse, e la grande capacità dei musicisti in questione, il lavoro non spicca mai il volo, la creatività e l’originalità sono a livelli piuttosto miseri e l’attenzione cade spesso.
La produzione è davvero ottima, ed è un peccato veder sprecato così tanto lavoro. Insomma, non dilunghiamoci troppo, un disco che non si può definire “di mestiere” ma che tenta ed osa, pure troppo però, dato che le doti compositive in questo frangente non ci sono proprio.
Meglio il caro vecchio Thrash dei Metal Church in cui il nostro Kurdt fece scuola, qui sembra proprio un pesce fuor d’acqua.

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