Da avere. E la mia recensione potrebbe finire qui. Però non riesco, quando si parla di musica, a non esprimere tutto quello che sento, pertanto il mio reale obiettivo di questa recensione dovrà solo cercare di non essere troppo prolisso. Seguo i White Skull da una vita, sono andato a vederli dal vivo tante volte, e ne sono sempre stato innamorato. Splendido, Rock’n’Field in quel di Milano nella torrida (quanto la invidiamo!) estate metallica del 2008. Una carica pazzesca, un combo assolutamente affiatato in grado di far cantare tutti i presenti, di farli saltare, di fargli svitare il collo a furia capelli al vento e teste fatte roteare a ritmo. E una nuova singer eccellente nell’aizzare la folla e nell’interpretare i brani storici.Vuoi vedere che ne viene fuori un grande lavoro la prossima volta che si chiudono in studio? Mai previsione fu più azzeccata. Anche se il comunicato stampa che ci indicava l’inserimento delle Keys (nella persona di Alessio Lucatti) in line up un po’ mi aveva fatto tremare: non diventate la solita band con female-vocals e song neo-gotiche!
Tranquilli, niente di tutto ciò (e con questo passo a parlare finalmente del nuovo album). Forever Fight è uno spettacolo, uno di quei pochissimi cd che potrà ambire a restare a lungo nel mio porta-cd di fiducia, quello in cui entrano solo i cd che devono, e non solo possono, essere ascoltati sovente. Si, cambio di sonorità, questo è vero, c’è stato: le tastiere ci sono e si sentono, ma sono usate con molto giudizio, ad arricchire le trame create da Tony e Danilo e non a sostituirle, creando song intriganti, energiche, possenti ma anche magniloquenti e maestose a tratti, canzoni in cui la voce della De Palma si incastra perfettamente, creando a volte attimi di pace rassicurante, a a volte momenti di pura cattiveria e grinta.
Dodici pezzi di musica stupenda, per un’ora che scivola via lasciando ad ogni ascolto una sensazione nuova.
Si parte per il giro in giostra con una intro che fa da preludio a “Escape”, che attacca con una ouverture molto Nightwish (quelli di Once) a base di tastiere, per poi ridimensionarsi e tornare su linee puramente heavy, con un coro coinvolgente a cullare le linee vocali di Elisa. Una singer di razza, che oltre ad averci colpiti per la grinta in sede live dimostra in tutto l’album una incredibile versatilità vocale (non prendetelo come offesa ma come paragone: alcune linee vocali ad occhi chiusi mi farebbero pensare che a cantare nei White Skull ci sia Gwen Stefani dei No Doubt tanta è la somiglianza di voce nelle linee clean). Molto coinvolgente è anche la successiva “Feel MyRage”, in cui le keys sono un po’ più sommesse per lasciare spazio alle chitarre, con tanto di splendido assolo finale. Cardiopalma. Diretta e cattiva “Spy”, precede quello che a mio dire è uno degli hit assoluti non solo dell’album ma forse di tutta la discografia WS: “Attle And Sleda”, quasi sette minuti di puro heavy metal, con cori, chitarre pesanti, drums preciso, ritornello avvolgente e coinvolgente e grande assolo delle due “guitars” a lasciarci un quasi senso di vuoto per essere già finita al termine della song nonostante sia la più lunga dell’intero album. Album che da questo momento in poi sembra strizzare un po’ più l’occhiolino a Rhapsody Of Fire (soprattutto) e ai colleghi Labyrinth. Maestosità si diceva: eccola in “Etzel” (splendida) e in “Visions”, mentre si rivolgono soprattutto al passato la title track “Forever Fight” e l’inno “Heavy Metal Axes”. Incredibilmente diverso dal contesto e dal normale sound la bonus track, “Beer, Cheers”, song che potrebbe essere cantata dai mitici Folkstone senza problema alcuno, e che riesce a far stupire l’ascoltatore, che arriva da 50 minuti tiratissimi e si trova questo simpatico (e comunque molto bello) invito alcolico alla festa dopo la battaglia, un po’ come a volerci salutare, dicendo “ti abbiamo trascinato dentro la battaglia, adesso ti tiriamo fuori!”. Ma se le battaglie (in senso figurato ovviamente) fossero tutte così noi non vorremmo mai uscirne. Ancora lì a leggere i miei deliri? Andate a comprarlo!

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