Circa un anno fa la storia dei Windir (gruppo norvegese dedito a un black viking molto solido ed epico) è conclusa tragicamente con la morte improvvisa della mente del combo, Valgar (gennaio 2004). Dalle ceneri di quel gruppo è nato oggi il progetto “Vreid” (in norvegese “ira”), costituito da quasi tutti gli ex membri dei Windir con l’aggiunta di un nuovo chitarrista: Ese. Kraft è quindi il primo lavoro di questa band e come tale ha il compito fondamentale di presentare questa nuova cellula scandinava al mondo del metal estremo. Stilisticamente i Vreid in parte proseguono quanto sperimentato negli anni con il precedente gruppo, in parte decidono di intraprendere nuove vie. Il risultato è un prodotto che si dimostra pienamente sufficiente, talvolta anche abbastanza coinvolgente, ma che non sembra avere ancora trovato un proprio suono, un carattere tipico che possa far parlare al momento di “stile Vreid”. Con Kraft ci troviamo infatti davanti a un’opera piuttosto variegata, che segue influenze distinte, dal true black norvegese, a soluzioni più thrasheggianti, ad altre che richiamano il viking proprio dei Windir; nessuna di queste sembra prevalere in maniera disinvolta sull’altra o essere adottata con piena consapevolezza. Questo però non danneggia in maniera troppo vistosa le otto tracce, che prese singolarmente sono tutte valide, arrivando anche a soluzioni di spicco come nella quinta “Eldast, Utan Å Gro”, la più windiriana di tutte, o la settima “Empty”, brano lento e piuttosto evocativo.
Fra le altre canzoni si attesta anche un tentativo, nella terza “Helvete”, di creare atmosfere oppiace attraverso un uso quasi ambient dell’elettronica, strumento sicuramente nuovo per questi musicisti che fino all’anno prima avevano stazionato su regioni antiche e primordiali. I Vreid sono quindi un progetto molto più aperto rispetto al precedente, con una possibilità maggiore di abbracciare prospettive moderne che comprendano una visuale più futurista e meccanicista. Forse questo loro aspetto multiforme andrebbe letto come un tentativo di trovare una propria particolare identità e per questo il confronto Vreid-Windir dovrebbe venire meno.Trovandosi però a constatare che i risultati migliori sono stati raggiunti nei brani che seguono i passi del passato (nei Windir) questa similitudine diviene purtroppo spontanea.

Un lavoro quindi che ci presenta i Vreid come un gruppo capace di vestire diversi sembianti del black metal , ma che, essendo anche eccessivamente disomogeneo ci impedisce di chiarire quale strada verrà proseguita in futuro. D’altronde, considerando la fiducia che un gruppo come gli Enslaved ha riposto in loro, chiamandoli al fianco nel tour europeo, non ci resta che sperare che quella perfetta combinazione fra veste epica e moderna che ha animato le ultime opere Enslaved, venga raggiunta anche dai neonati Vreid.

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