Il mito dei Voivod non muore, anzi, riaffiora e si affianca sensibilmente a capolavori come i passati Nothing Face e Dimension Hatröss. Che siano alieni del metal questo già lo si era intuito: sono trent’anni che come acciaio inossidabile calcano scene musicali come se il tempo non passasse mai, come se avessero un elisir di lunga vita metallica che attraverso linee thrash e progressive arrivano dritte al cervello ed all’orecchio degli ascoltatori. Geniali, schizoidi, pirotecnici, significativi di una certa scena metal che unisce cavalcate prog a sporcizia, grettezza emotiva e violenza distopica del loro thrash, attraverso tematiche molto importanti e rilevanti quanto lo può essere il nostro pianeta . Quale è l’”Obiettivo” dei Voivod questa volta? “La Terra” .
Con Target Earth il quartetto canadese, che vede la sostituzione e la totale assenza di tracce del compianto Piggy per quanto riguarda composizione ed arrangiamenti , questa volta fatti interamente da Chewy e che vede la ricomparsa (dopo Angel Rat) del bassista Blacky, ha come obiettivo quello di analizzare la terra, per poi intervenire scuotendo menti ed udito attraverso le loro armi contro-nucleari ma a dir poco efficacissime: groove da paura, ritmo veloce e calzante, carica energetica fuori dal comune dati da una eccentricità polifona e spigolosa, che anche senza Piggy è riuscita alla grande. Nella mia soggettiva e modesta interpretazione (almeno mi piace immaginarli così..)i Voivod sono come alieni che scrutano i malfunzionamenti di una terra soggiogata da potere, dalla manipolazione mentale e quindi fisica, da tutti i disordini indotti che la compongono, come se si facessero paladini, attraverso il loro sensazionale prog thrash metal epico-futurista con picchi più o meno fluidi e più o meno rock, di una salvezza che però, passa prima in analisi. Il tema della manipolazione terrestre, da parte degli stessi terrestri , viene affrontata anche nei Cult of Luna, attraverso Vertikal, che prende spunto da Metropolis, coem già abbiamo visto. Ecco perché decreto questi due album come qualcosa di straordinario: affrontano la tematica di una società schiavizzata, robotizzata e corrotta, in maniera differente, facendo risaltare aspetti importanti. I CoL in maniera più ‘cinematografica’, i Voivod in maniera più cruda, diretta e tecnofantascentifica. Ed è proprio il caso di Target Earth che prende come obiettivo la società, gli umani e attraverso anche ispirazioni mitiche , ad esempio il mito di Miamac nella indecifrabile Kluskap o’kom , dove una creatura scende dal cielo per distruggere i dinosauri e salvare la terra. Insomma questa è l’atmosfera che si respira : un palcoscenico pre apocalittico dove i Voivod si fanno portatori di analisi , scoperta e conseguente possibile salvezza. E quindi quale è l’obiettivo dei Voivod per la Terra? E’ quello di interpretare il suo presente attraverso le tematiche da loro sempre affrontate e questa volta, nonostante il cambio di line up riprendono vecchie sonorità per farci capire che la storia si ripete e che sono tornati a farci visita come soldati più arrabbiati che mai, lasciandoci messaggi, a volte non troppo trasparenti, ma è il loro gioco inquietante, che a mio parere è riuscito alla perfezione.
Tutti i pezzi e dico tutti, sono una progressione strumentale e vocale alchemica e dissacrante e se fossero i nuovi messia sarei credente in tutto e per tutto al loro verbo musicale. Ho sempre pensato fossero di un altro pianeta e questo nuovo lavoro me li fa confermare ancora una volta come tali. Pezzi migliori? Tutti, nessuno escluso ed è per questo che non li analizzo uno per uno in quanto non ci sono abbastanza parole nel dizionario per poter descrivere la loro maestria comunicativa, interpretativa e la loro tecnica fuori dal comune. E’ un concerto rumoroso di fuochi artificiali, di esplosioni extraterrestri, di ritmati e veloci viaggi interspaziali che grazie ai riff e al basso sembrano mitragliare il nemico. Non c’è un pezzo che annoi, è impossibile con loro, è un susseguirsi di corse e galoppate verso quella terra così marcia da salvare e da capire. Se dovessi per forza dire quale è il pezzo che più mi ipnotizza e che più mi avvolge è Corps Etrangèr: pezzo cantato in francese e credetemi, oltre ad essere di un coinvolgimento violentemente seducente (forse anche all’eleganza della lingua francofona), non scende di grado da tutte le altre in lingua inglese, anzi è quel “corpo estraneo” rispetto alla normalità anglofona che li caratterizza, che insieme a tutto il resto del disco me lo fa decretare seriamente come uno degli album più belli degli stessi Voivod. Un consiglio : la Limited Edition Box Set è un gioiello prezioso da possedere, quindi per farla breve…. Temete gente: i Voivod sono tornati.